Gli idrogeni si ritrovarono sulla Terra insieme agli altri elementi della tavola periodica.
Erano lì, a formare comunità più o meno numerose, ma tutti desiderosi di dare il loro contributo per conquistare una parte di gloria nella storia del giovane pianeta.
Una cosa fu subito chiara a tutti loro, con pochissime eccezioni: non riuscivano a stare da soli.
La loro stessa natura li spingeva a unirsi con altri atomi per formare composti di varia natura. La forza che li univa, molto tempo dopo, sarebbe diventata nota ai poveri studenti di scienze, con il nome di “legame chimico”.
Molti atomi stavano dunque sperimentando diverse combinazioni per vedere se ne veniva fuori qualcosa di buono: i silici e gli ossigeni, per la verità grazie anche al contributo di alcuni metalli come alluminio e ferro, avevano ad esempio formato buona parte delle rocce. Ma si erano formate anche molecole come ammoniaca, anidride carbonica, metano e acqua solo per fare altri esempi. Erano tentativi a casaccio, buttati lì a caso ma erano tutti atomi giovani e uno dei vantaggi della giovinezza è proprio quello di poter provare, sbagliare e riprovare di nuovo.
In questa sperimentazione di legami tra atomi, iniziò a serpeggiare l’idea che l’unione più forte fosse anche la più importante, quella di rango più alto, diremmo oggi, perché stabile.
La gentilezza, la delicatezza erano considerate sinonimo di insuccesso.
Gli idrogeni, che pur formavano legami forti con molti altri atomi, avevano però inventato un legame che forte non era affatto, anzi, era decisamente debole: un legame delicato e gentile.
I poveri studenti di scienze che ho già citato, lo avrebbero conosciuto come “legame a idrogeno”. Gli atomi di idrogeno, dunque, non erano d’accordo con questa visione che identificava nella forza, l’autorizzazione a sentirsi migliori e padroni del mondo.
In realtà il comportamento unico e particolarissimo dell’acqua, dovuto proprio ai deboli legami a idrogeno, avrebbe dovuto far sorgere qualche dubbio, ma i poveri idrogeni rimasero per lo più inascoltati.
Le cose cambiarono quando si formarono i primi nucleotidi. Le catene di RNA e di DNA si potevano appaiare, proprio grazie al legame a idrogeno, formando strutture forti quando è necessario essere forti e deboli quando è necessario essere deboli.
Non è importante la forza del singolo ma l’unione di tante “piccole forze”. Come i dentini di una chiusura lampo. Un singolo dentino non ha tenuta, ma tanti dentini insieme chiudono saldamente. Analogamente la doppia elica del DNA è tenuta vigorosamente chiusa dall’unione di
numerosi, deboli legami a idrogeno, ma per funzionare si deve poter aprire totalmente o localmente. Questo è possibile solo se il legame è debole.
La forza degli acidi nucleici è nella debolezza dei suoi legami a idrogeno. Ritroviamo il legame a idrogeno ovunque, nella struttura tridimensionale delle proteine, nel funzionamento degli enzimi senza i quali la vita sulla Terra sarebbe impensabile, nelle caratteristiche uniche dell’acqua.
Fu dunque chiaro e dovrebbe esserlo anche che la gentilezza, la flessibilità, la collaborazione anche se imperfetta, è tutt’altro che debolezza. E’ essa stessa forza e soprattutto generatrice di vita.