Recensioni

Le illustrazioni di William Blake della Divina Commedia di Dante

Scritto da Fernanda Patamia

Nel 2021 ricorre il settimo centenario della morte di Dante Alighieri, padre della Divina Commedia, considerata a tutt’oggi capolavoro assoluto della letteratura mondiale. Scritta fra il 1306 e il 1321, Il Sommo Poeta narra di un viaggio immaginario attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità.
Il poema si apre con l’immagine del protagonista in una selva oscura dalla quale riuscirà ad uscire solo grazie alla guida del poeta latino Virgilio. L’opera è strutturata in tre cantiche: Inferno, Purgatorio e Paradiso e il cammino di Dante sarà segnato da numerosi incontri con personaggi sia della politica che della mitologia.
Il linguaggio di Dante vive della forza poetica delle sue immagini poiché queste presentano agli occhi del lettore l’inferno, il purgatorio e il paradiso con straordinaria plasticità. La struttura testuale della Commedia rispecchia la rappresentazione cosmologica di epoca medievale: l’inferno era rappresentato come una cavità di forma conica all’interno della terra, il purgatorio era un’isola rocciosa in cima alla quale era collocato il paradiso, costituito da nove cieli concentrici (o sfere) che ruotano attorno alla terra secondo la cosmologia tolemaica.
Trattandosi di un’opera estremamente allegorica e ricca di rimandi alle arti figurative , nel corso dei secoli ha influenzato non solo la produzione letteraria seguente ma anche quella artistica. Molti furono i pittori che trasposero in immagini l’universo dantesco: Sandro Botticelli, Salvador Dalì, Gustave Dorè per citarne alcuni; ma quello che fra tutti suscitò maggiore curiosità fu William Blake (1757-1827). Blake, autore di Canti dell’Innocenza, Canti dell’Esperienza e Milton, utopista e visionario romantico, è annoverato come poeta e disegnatore fra le più grandi figure dell’arte inglese del 1800. Nel 1824, su commissione dell’amico John Linnell, cominciò ad occuparsi in modo quasi ossessivo del testo dantesco e, alla soglia dei settant’anni imparò l’italiano pur di leggere Dante in lingua originale. Fra il 1824 e il 1827 Blake realizzò 102 disegni dei quali però soltanto undici recano la firma dell’autore. Sono soprattutto le pene a cui sono condannate le anime dei dannati a ispirare la sua inesauribile fantasia tanto da dedicare ben 72 tavole all’Inferno, mentre del Purgatorio e del Paradiso illustrò pochi canti sparsi.
La trasposizione figurativa di un’opera letteraria richiede però un processo di reinterpretazione del testo, cosa che Blake fece con gli occhi e le idee del romanticismo inglese. Il suo intento era quello di portare alla luce, attraverso i mezzi pittorici, il potenziale espressivo delle immagini poetiche della Divina Commedia, talvolta disegnando “alla lettera” le descrizioni dei versi danteschi, altre invece riprendendo le immagini evocate nel testo stesso. Nel processo creativo di Blake si possono distinguere tre fasi: quella iniziale in cui l’artista con la matita o il gesso traccia la struttura compositiva della narrazione, la seconda fase è quella della colorazione in cui Blake con pennellate fluide mette in risalto le figure e l’atmosfera in modo variopinto o monocromo. Nella terza fase infine l’artista, con una penna, dona enfasi ai contorni delle figure.
Sin dall’inizio della sua attività artistica Blake elaborò un proprio linguaggio figurativo, in particolare il teatro dell’epoca a lui contemporanea influenzò quella gestualità teatrale che spesso caratterizza le sue figure.
Lo strumento espressivo principale della sua arte è senza dubbio il corpo umano, attraverso il quale mira a raffigurare dei tipi umani universali, ispirandosi alla scultura classica o ai grandi artisti del Rinascimento quali Raffaello e Michelangelo.
L’ammirazione di Blake per Dante fu certamente immensa ma al contempo l’artista inglese si distanziò da alcune delle sue concezioni politiche e teologiche. Il suo dissenso emerge non solo da alcune delle illustrazioni ma anche dalle annotazioni scritte dietro i disegni in cui il poeta inglese si allontana nettamente dalla concezione religiosa di Dante poiché secondo la sua visione il concetto di Inferno e di punizione dei dannati si pongono in contraddizione con la misericordia di Dio.
Alla luce di questa concezione, Blake reinterpreta l’entrata dell’Inferno come entrata in un mondo “caduto” e governato da Urizen, il falso Dio a cui rendono omaggio i rappresentanti dei poteri temporali e spirituali. Nel disegno per il Canto III dell’Inferno, Omero è posto al centro della composizione, in quello per il Canto V un vortice di corpi nudi sembra scaturire dal corpo di Dante, a terra privo di sensi, mentre sopra di lui compaiono Paolo e Francesca. Lucifero viene invece raffigurato come nel testo dantesco, con tre teste e grandi ali di pipistrello intento a masticare un peccatore. Nel Canto XXIX del Purgatorio, Blake riproduce fedelmente la scena di Beatrice sul carro sulla sponda del Lete mentre un forte bagliore illumina la foresta. La donna, tanto amata da Dante, indossa un velo bianco ornato di fiori che lascia scoperto il suo corpo nudo. Ella diventerà la sua guida nel Paradiso dove nel Canto XXVIII del Paradiso assisteranno all’apparizione di Dio, intorno al quale si muovono nove cerchi concentrici occupati dai cori degli angeli.
Blake morì nel 1827 lasciando il progetto incompiuto ma grazie al suo ingegno letterario e figurativo egli riuscì ad ampliare l’orizzonte interpretativo della Divina Commedia.

Per approfondire:
William Blake, La Divina Commedia di Dante, Taschen 2020

Fernanda Patamia

About the author

Fernanda Patamia

Sono la vocina paranoica nella testa di Tyler Durden. Sono la distorsione più rumorosa in un album dei Sonic Youth. Studio giurisprudenza ma spesso mi perdo fra dischi e libri su SOund36 e Leggere:tutti.

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