Ulisse non voleva andare a combattere a Troia, perché gli era stato predetto: “Se andrai a Troia, tornerai dopo vent’anni, solo e in miseria”.
Così, quando i suoi amici Agamennone, Menelao e Palamede vennero a prenderlo, lui mentì, fingendosi pazzo.
Lo trovarono ad arare un campo con un cappello da contadino in testa e l’aratro tirato da un bue e un asino. Per dare più credibilità alla sua follia, iniziò a gettare all’indietro manciate di sale.
Palamede allora tolse suo figlio Telemaco dalle braccia di Penelope e lo mise davanti all’aratro. Ulisse tirò subito le redini e fu così smascherato e costretto a partire per andare a combattere contro Troia.
Mentire per sopravvivere ogni giorno lo facciamo tutti, magari non in maniera così articolata come Ulisse, ma mentiamo con piccole menzogne delle quali spesso non ci accorgiamo. La piccola menzogna, la bugia bianca, fa parte dei rapporti sociali, ed è comunemente tollerata.
Mentiamo per non creare situazioni imbarazzanti, mentiamo per tagliar corto perché abbiamo fretta, mentiamo perché non abbiamo voglia di parlare, mentiamo per pigrizia.
Oggi la bugia virtuale sui social è la più praticata, una vera e propria gara di finzione nata forse più per darci coraggio che per impressionare gli altri, per non rimanere indietro, soli e depressi. Allora mentiamo, ritoccando una foto per sentirci più giovane o scegliendo tra le centinaia solo quella più bella oppure pubblicando foto dove sembriamo sempre felici e in posti magnifici.
Ma forse questo tipo di bugia è destinato a finire, come una bolla speculativa questa ipervalutazione di noi stessi ci scoppierà in faccia.
Le bugie hanno gambe antiche
Mentire per sopravvivere ogni giorno lo facciamo tutti, magari non in maniera così articolata come Ulisse, ma mentiamo con piccole menzogne delle quali spesso non ci accorgiamo. La piccola menzogna, la bugia bianca, fa parte dei rapporti sociali, ed è comunemente tollerata