di Benedetta Pietropaolo
La radicale idea e l’estrema sintesi dello psicoanalista Massimo Recalcati rendono il messaggio che vuole trasmettere molto chiaro. Innanzitutto, presenta il problema della sfiducia nella scienza come conseguenza di
un diffuso ideale populista anti-istituzionale che contrappone la vita alle istituzioni. Poi, si concentra sul tema della memoria di un popolo in relazione ai vari modi di concepire la libertà. Infine, analizza il ruolo del desiderio insidiato dall’angoscia.
La chiarezza espositiva dell’intellettuale rende molto facile l’ascolto dell’intervista e consente di ampliare molto bene il discorso con collegamenti logici diretti e semplici, indubbiamente non astrusi. Eppure, questo aspetto non rende affatto asettico il discorso, anzi lo schematizza al massimo, richiedendo di conseguenza un livello di attenzione e partecipazione elevato.
Al contrario, c’è un aspetto che risulta molto evidente ad ascoltatori giovani come me, ossia il generale senso di denigrazione dei giovani in relazione alla diffusione del virus. Espressioni come ‘dimensione puberale della libertà’, oppure ‘i bambini e gli adolescenti negano il peso della realtà’ sono risultate alle mie orecchie, forse un po’ troppo orgogliose, come riduttive e accusatorie.
L’aspetto che più mi ha colpito è l’ottimismo che ha sia nei confronti delle istituzioni, che io condivido, sia nei confronti del desiderio come spinta ad agire in direzione della creazione di un futuro. Insomma, il discorso riguardo alla salvezza che può essere raggiunta solo in una dimensione collettiva fa leva sul senso civico dei cittadini ed ha un effetto molto forte sugli animi di chi non è un inguaribile narcisista.