La “notte blu” del jazz, l’11 luglio, ha consentito di ascoltare ensemble di musicisti di ogni età nel castello di Castelfranco Veneto, dalle 20 alle 3 di notte. Una novità assoluta di questa X edizione della rassegna condotta dal Maestro Gianluca Carollo del Conservatorio Agostino Steffani di Castelfranco.
Il festival, che ha animato la cittadina dal 9 al 13 luglio, ha presentato grandi nomi internazionali, come la cantante britannica Norma Winstone, Willie Jones III, Sherman Irby, Mauro Ottolini con i musicisti di Castelfranco e la cantautrice Vanessa Tagliabue Yorke, la Lydian Sound Orchestra diretta da Riccardo Brazzale, con la voce di Francesca Bertazzo Hart. Senza dubbio il concerto più atteso era quello di Dee Dee Bridgewater, il 12 luglio, con il suo quartetto femminile, in cui comparivano due italiane, Evita Polidoro alla batteria e Rosa Brunello al contrabbasso, oltre alla tastierista statunitense Carmen Staaf.
Nella calda notte blu di Castelfranco fondamentale è stata la sinergia tra la direzione e i locali negli angoli più caratteristici del centro, scelti come location per vari concerti in contemporanea: il trio voce-flauto traverso (Gloria Illesi), chitarra (Alein Steinbert) e percussioni (Filippo Zonta) presso Reclock, sotto alla Torre dell’Orologio ci ha fatti viaggiare in Spagna. Da Ostè si sono esibiti Alessandro Terramagra alla chitarra, Samuele Sgambaro al piano, Alberto Lanner al bassso e Antonio Santevecchi alla batteria. Nella piazzetta Guidolin, all’angolo tra le due bisettrici del centro storico, la chitarra Antonio Cavicchi ha guidato i giovani Giulio Jesi (sax alto), Giovanni Gorgoni (contrabbasso), Giuseppe Lorenzon (batteria) in standard senza tempo.
Un luogo davvero suggestivo sono i giardini sud-ovest del Castello dove nel “locale mobile” Il Miraggio, tra casette di legno e tavolini sull’erba, canali e germani scodinzolanti, alle 21 hanno dato spazio alla fantasia improvvisativa Michele Tedesco alla tromba e Gian Ranieri Bertoncini alla batteria, alias “Duo and the machine”.
Nei giardini dell’osteria Maniscalco, luogo delle jam session quotidiani di quella schiera di giovani che è stata chiamata “Manzotti New Generation”, dopo le 23 si aperta una jam, nel vero spirito di interplay del jazz, che si è chiusa solo a tarda notte.
Volutamente abbiamo lasciato per ultimo il concerto sul palco del sagrato del Duomo che ha ospitato i nomi più famosi della serata: Mauro Ottolini che ha orchestrato un vasto repertorio di canzoni latine, ma anche del nord Europa e del Libano, per finire con grandi classici di Compay Segundo. Con lui la virtuosa e tecnicamente perfetta, interprete di varie lingue, Vanessa Tagliabue Yorke, il quartetto d’archi del Conservatorio e una formazione più jazz composta da chitarra-fisarmonica-contrabbasso-percussioni. Ottolini ha il pregio di scoprire nuovi talenti ed essere molto creativo (famoso il suo suonare conchiglie e strumenti particolari, comprese le “pietre sonore” dell’artista sardo Pinuccio Sciola). Lo vediamo spesso in formazioni diverse, dai duo alle big band.
Vanessa Tagliabue Yorke è molto preparata e dotata, curiosa di tanti generi e linguaggi, il che ha reso questo giro del mondo in musica vario e dinamico. Nel repertorio musiche messicane, una poesia della triste cantante libanese Fairuz (“tornerò a ridere quando finirà la guerra nel mio paese”), un fado di Amalia Rodriguez, un omaggio scritto da Ottolini a Edith Piaf, una canzone haitiana e una del mondo scandinavo. Di molti pezzi a firma dal trombonista veneto, lei, che è anche compositrice, ha scritto le parole, con inventiva e poesia inedite.
Davvero tanta gente ha riempito il castello, con la rilassatezza tipica di coloro che amano il jazz in tutte le declinazioni.
Il Festival di Castelfranco Veneto è realizzato in collaborazione con Osteria Maniscaldo, l’associazione Dentro-Centro diretta dall’arch. Paolo Zanon, Sottosopra, Radio Birikina, Sinergo, Zoppas, Banca delle Terre Venete gruppo Bcc Iccrea, con il patrocinio di Città, Provincia e Regione.