Gaming36 News

La “mia” Nintendo Switch 2

Scritto da Marco De Matteis

In previsione dell’uscita della tanto attesa Switch 2, nelle scorse settimane Nintendo ha aggiornato i termini di utilizzo della console.
Nell’aggiornamento che ha scaturito non poco scalpore nella community globale, viene specificato come nel momento in cui l’utente applica modifiche all’hardware, il dispositivo giapponese può venire disabilitato da remoto dall’azienda.
In un senso pratico, Nintendo ha ora la possibilità di rompere volutamente le console di chi cerca di applicarvi sopra una modifica, per scaricare giochi pirata o manomettere i file dei propri software

Se da un punto di vista puramente pragmatico può sembrare che in questo non vi sia nulla di sbagliato (dopotutto, la pirateria comporta tutti gli anni ingenti perdite economiche al mercato videoludico), scavare ulteriormente nella questione permette di comprendere la natura più spaventosa di questo aggiornamento, per cui il consumatore continua, nel tempo, a perdere i suoi pochi diritti.

Con l’avvento di servizi online di grande successo come Netflix, Infinity, o il Prime Video di Amazon, le aziende sono riuscite a levare da sotto il naso dell’acquirente l’interesse nei confronti della possessione di un determinato bene.
Un film guardato su Now TV non è realmente posseduto da parte dello spettatore, nonostante questo abbia pagato per vederlo.
Anche nel mercato videoludico, nell’ultimo decennio, il servizio di abbonamento Xbox Game Pass ha rapidamente preso piede tra i giocatori che utilizzano piattaforme Microsoft.

Con il tempo, questo principio ha cominciato ad applicarsi anche a beni che non prevedono la sottoscrizione di un abbonamento.
Non a caso, proprio di recente Ubisoft ha ben deciso di rimuovere dalla sua piattaforma online la possibilità di acquistare il gioco The Crew 3. Il problema? Anche chi il gioco lo aveva già acquistato su tale piattaforma, nell’Aprile del 2024 avrebbe perso la possibilità di accedervi.
Approfondendo la questione, possiamo notare come quasi tutte le principali piattaforme di giochi online, anche la più blasonata Steam, includono nei propri termini di servizio una clausola che specifica come l’acquirente di un determinato titolo non possiede il gioco, ma una licenza che gli permette di giocarci, come fosse una concessione data dalla casa di sviluppo a chi però il prodotto lo ha acquistato a prezzo pieno.

Tornando al nocciolo della questione, questa mossa da parte di Nintendo causa quindi la nascita di un precedente.
Finché una politica del genere è applicata su beni digitali, e la mano del proprietario che può sfilare via il prodotto al cliente quando più gli fa comodo è invisibile, questa riesce a scaturire poco più che qualche polemica online.
Con le notizie più recenti, però, la paura concreta da parte di chi usufruisce di questi beni di non possederli prende una forma improvvisamente troppo reale.

Nel momento in cui un giocatore decide di investire denaro nell’acquisto di una Nintendo Switch 2, come per le piattaforme di cui sopra, non sta più comprando la console, che è a tutti gli effetti in prestito, ma bensì la semplice licenza di poterci giocare, alla modica cifra di 470 euro. Lo stesso discorso, nemmeno a dirlo, vale anche per i giochi.

Alla scrittura di questo articolo, vorrei non essere catastrofico.  Questa azione potrebbe non avere, di fatto, nessuna reale conseguenza o impatto sul comune acquirente di una Switch 2.
La modifica delle console dopotutto non rappresenta il fenomeno di massa che rappresentava un tempo, e gli ultimi hardware sono diventati sempre più complessi da modificare per essere aperti dalla maggior parte dei giocatori.
Importante è però ricordare che questa notizia esce da poco più di un mese dall’inciampo commesso dalla stessa azienda nipponica nella scelta dei prezzi dei propri titoli, che per la prima volta potranno arrivare fino a 90€ di costo per un gioco in edizione standard.

Questi cambiamenti in rapida successione non possono che “puzzare”.
Non si parla di un odore ben definito, sia chiaro, le intenzioni dell’azienda non sono mai state trasparenti in passato, e dubito fortemente lo diventeranno ora.
Si tratta di un odore che mi fa un po’ storcere il naso. Nonostante il cambio di politiche o prezzi, continuerò a giocare i pilastri Mario o Zelda su console originali, ma mi chiedo se ora non lo farò con in bocca un nuovo gusto amarognolo.

Non importa, infatti, se questi cambi su molti clienti come me non causeranno alcun cambiamento nell’esperienza di gioco. Interessa invece che chi ha preso queste decisioni non si sia curato che questo potesse accadere.
La fiducia dell’acquirente, soprattutto nel caso della grande N, è presa per scontata in un modo talmente plateale che mi fa sentire, da consumatore, sminuito.

Forse, a questo punto, il problema è davvero causato da quelli che, come me, avranno così tanta voglia di “prendere in prestito” il nuovissimo titolo che, nonostante tutto, lo faranno vendere come tutti gli altri.

About the author

Marco De Matteis

Mi chiamo Marco De Matteis, abito a Roma e ho 21 anni.
Mi piacciono i videogiochi.

error: Sorry!! This Content is Protected !!

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Con questo sito acconsenti all’uso dei cookie, necessari per una migliore navigazione. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai su https://www.sound36.com/cookie-policy/

Chiudi