Passano, le nuvole,
come anime distratte
che attraversano il cielo senza sapere dove andare.
Cambiano forma a ogni respiro,
si fanno montagna, cavallo, fiore,
poi nulla — un bianco dissolversi
nell’azzurro che le ha generate.
C’è qualcosa di umano nel loro andare,
nella loro instabilità gentile,
nel bisogno di restare per un attimo
prima che il vento ricominci a chiamarle.
Ogni nuvola è una promessa non mantenuta,
un pensiero interrotto,
una lettera scritta nell’aria
che il tempo non leggerà mai due volte.
Eppure, in quella provvisorietà,
c’è una verità che consola:
la bellezza non ha bisogno di durare,
basta che accada.
Così il cielo si rinnova,
come una mente che dimentica e ricrea,
come un cuore che si stanca ma non rinuncia
a cercare forme nuove del sogno.
Le nuvole non muoiono: migrano.
Si sciolgono per ritrovarsi altrove,
come parole d’amore pronunciate piano,
che si perdono nell’aria
ma cambiano per sempre chi le ha dette.
E io resto a guardarle,
sapendo che ogni loro fine
è l’inizio di un altro cielo.
La fugacità delle nuvole
C’è qualcosa di umano nel loro andare, nella loro instabilità gentile, nel bisogno di restare per un attimo prima che il vento ricominci a chiamarle

