“Come d’autunno si levan le foglie una appresso all’altra”.
Le foglie che ubbidendo al richiamo inesorabile della natura, si staccano dal ramo a cui sono aggrappate, andando così incontro al loro destino. Ed è ciò che succede anche ai protagonisti de La ballata dei gusci infranti, opera prima di Federica Biondi, che a causa di un terremoto, dovranno abbandonare il proprio guscio. Quattro storie diverse ma unite in un’unica trama. Il film è ispirato al sisma nel Centro Italia del 2016.
In una comunità ai piedi dei Monti Sibilini vivono quattro famiglie legate ad una sorte comune. Al centro del racconto c’è Jacopo (Samuele Sbrighi), considerato “il matto del villaggio”, che vive in mezzo alla natura e cita continuamente Dante Alighieri. Fa amicizia con un giovane parroco africano, Don Ghali (Miloud Mourad Benamara), appena arrivato in paese per gestire una piccola parrocchia che saprà accogliere le stranezze del giovane. Jacopo è il figlio di Alba (Lina Sastri) e Dante (Giorgio Colangeli), attrice lei e drammaturgo lui. Ritiratisi entrambi in una casa sull’Appennino marchigiano, la coppia preparerà il loro ultimo spettacolo, una rielaborazione del Paradiso della
Divina Commedia.
A pochi chilometri di distanza da loro, troviamo la fattoria di Lucia (Paola Lavini) che, abbandonata dal marito, si ritrova a condurre l’azienda da sola. Tenterà di aiutarla
Jacopo e insieme, con qualche problema iniziale, riusciranno a riorganizzare la fattoria. L’ultima storia è incentrata su David (Simone Riccioni) ed Elisabetta (Caterina Shulha) che vivono l’attesa del loro primogenito tra la paura del futuro e le prime scosse del terremoto.
La ballata dei gusci infranti vuole essere un film sulla metafora della vita: infatti, la ballata è un movimento a suon di musica ma anche qualcosa che dondola come il terremoto. I gusci sono le nostre certezze, su cui fondiamo il nostro essere, che a volte vengono a mancare. Federica Biondi attraverso il suo lungometraggio vuole dare un messaggio di speranza, dicendoci che si può tornare a vivere nonostante gli imprevisti. Un film che parla di legami e sentimenti; di fili che si spezzano e altri che
si riannodano. La ballata dei gusci infranti non risulta essere solo un film emozionante, ma è anche una testimonianza che una sinergia tra enti pubblici e privati può ancora fare grandi cose nel nostro paese. Inoltre, il film è memoria collettiva, perché racconta il prima e il dopo un evento doloroso, mettendo al centro la capacità di risollevarsi anche attraverso una solidarietà che unisce.
Una storia che commuove e mostra luoghi magnifici, ricordandoci la bellezza della nostra terra.
Sarà al cinema dal 31 marzo “La Ballata dei Gusci Infranti”, opera prima di Federica Biondi, prodotto da Linfa Crowd 2.0 e Muvlab.
La ballata dei gusci infranti di Federica Biondi
E’ un film emozionante che parla di legami e sentimenti; di fili che si spezzano e altri che si riannodano