Recensioni

Justin Bieber – Justice

Scritto da Marco Restelli

Questo è il disco più bello della star R. & B. canadese e certamente quello della sua maturità artistica

La storia della musica Pop è piena di pregiudizi, inutile negarlo. Ricordo perfettamente, ad esempio, negli anni 80 l’alone di negatività nei confronti dei Duran Duran, di George Michael, ma anche della stessa Madonna che venivano considerati, soprattutto dalla critica, puramente come dei fenomeni mediatici, in pratica senza sostanza artistica.
Per fortuna esistono poi le persone che ascoltano la musica e che riescono ad apprezzarla (o meno), senza guardare al contorno, ma badando al sodo. Personalmente, come già scritto in altre recensioni, ho sempre scelto le canzoni per le emozioni che sono in grado di regalarmi, fregandomene altamente del contesto o della simpatia “umana” per i loro autori.
Tutta questa lunga premessa per arrivare a raccontarvi l’ascolto di questo nuovo Justice, di Justin Bieber proprio nel giorno della sua uscita.
Ebbene, è sufficiente anche solo un primo passaggio per capire ciò che era già ampiamente prevedibile dalla miriade di singoli già “respirati” nei mesi scorsi: questo è il disco più bello della star R. & B. canadese e certamente quello della sua maturità artistica. Con le varie uscite dei primi pezzi in realtà si erano capite tante altre cose riguardo alla sua crescita, anche umana.
Nella ballata dolcissima Lonely, brano, che chiude il disco, ci racconta la sua amarezza su come tutti si siano scagliati contro di lui nella sua adolescenza, giudicandolo un “bimbominkia” viziato, senza minimamente considerare la sua infanzia, vissuta come un inferno. Essere una stella internazionale in giovane età infatti, non deve essere stato facile da sopportare, con tutte le pressioni e le responsabilità che normalmente neanche un adulto riuscirebbe a portare sulle spalle.

Everybody knows my past now
Like my house was always made of glass
And maybe that’s the price you pay
For the money and fame at an early age
And everybody saw me sick
And it felt like no one gave a shit
They criticized the things I did as an idiot kid

Si era capito anche da Anyone che il disco che stava per uscire sarebbe stato molto più melodico e intimo, più Soul e decisamente meno trap/hip hop, rispetto ai due precedenti. Si perché se c’è una cosa su cui Bieber forse non aveva paradossalmente mai ancora puntato al 100%, fino ad ora, era la bellezza della sua voce che lo stile scelto, così tanto amato in America (e ultimamente, purtroppo a mio avviso, anche in Europa), non gli permetteva di mettere in luce totalmente.
Se prendiamo, tra le tante, Off my face – soltanto voce e chitarra elettrica – si può capire in modo emblematico cosa intendo per svolta artistica. Anche nei brani in cui ci sono parti rappate – magari lasciate ai tanti autorevoli ospiti, come in quella sorta di gospel Holy, con Chanche The rapper – prevale sempre comunque la melodia e quel timbro vellutato che Justin ha ricevuto in dono.
Con Die for you riesce a unirsi alla grande anche alla moda del momento del Revival anni 80 che i suoi colleghi (penso a Dua Lipa, The Weekend, Troye Sivan, Sia, Shawn Mendes, Miley Cyrus e a tanti altri) hanno via-via con successo già proposto negli ultimi due anni.
Nei 15 brani nuovi, che parlano spesso del suo amore per la moglie, non ci sono episodi deboli (evidente limite, invece, in album come Purpose del 2015 e Change del 2020) e soprattutto è possibile assistere alla consacrazione definitiva di un artista che al momento attuale è considerabile – quantomeno in termini di popolarità e numeri alla mano – come l’unico che possa contendere ad Ed Sheeran lo scettro di Re del Pop mondiale negli anni 20.

About the author

Marco Restelli

Originario di Latina, ma trapiantato ormai stabilmente a Bruxelles. Collaboro con diversi siti musicali. Collezionista di dischi dai primi anni '80, ascolto praticamente ogni tipo di musica, distinguendo solo quella che mi emoziona da tutto il resto.
In progetto: l'attività di promoter di eventi live di artisti emergenti nel Benelux. Sono orgogliosamente cattolico, ma ritengo che la tolleranza sia alla base delle relazioni umane. Se dovessi salvare un solo disco, fra i miei 3500, sceglierei "Older" di George Michael. La mia più grande passione, oltre alla musica: la mia famiglia e i miei tre bambini.

error: Sorry!! This Content is Protected !!

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Con questo sito acconsenti all’uso dei cookie, necessari per una migliore navigazione. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai su https://www.sound36.com/cookie-policy/

Chiudi