Con l’arrivo dell’autunno, la palette cromatica del paese del Sol Levante regala tonalità calde e profonde. Dall’ocra all’arancio, dai marroni ai verdi, per poi abbracciare le più svariate tonalità di rosso. Colori che scaldano il cuore, un foliage unico al mondo e tra gli anni ’70 e ’80 poi ci si aggiunge la “Hello Halloween Pumpkin Parade”.
Ma, facciamo un po’ di chiarezza…
Dopo la seconda guerra mondiale, la “frequentazione” tra Stati Uniti e Giappone, si è fatta notoriamente più intensa e di conseguenza anche alcune usanze culturali sono state adottate, anche se a modo proprio, da i rispettivi paesi.
Così come negli U.S.A. per gli uramaki, l’alga wakame venne inserita all’interno del riso poiché non tanto apprezzata all’esterno, così Halloween in Giappone si è trasformata in una sorta di festa del cosplay molto, molto alcolica.
Si narra che a far conoscere Halloween (ハロウィーン) ai giapponesi, sia stato negli anni ’70, il negozio di giocattoli “Kiddy Land Harajuku”, che iniziò a commercializzare i prodotti della festa della zucca come evento stagionale.
Nel 1983 si tenne una parata di Halloween a scopo promozionale e vi parteciparono circa 100 persone. Negli anni seguenti poi, grazie anche alla massiccia pubblicità della festa da parte di Tokyo Disneyland, gli Universal Studios di Osaka e le catene come Starbucks, Krispy Kreme, Mister Donut o McDonald’s, l’Halloween made in Japan divenne un evento fisso, noto anche come lo “Shibuya Halloween” poiché festeggiato nel famoso quartiere dell’incrocio più affollato al mondo.
L’evento, molto popolare anche tra i turisti stranieri, però con il passare degli anni sembra aver preso una piega non molto apprezzata dalle autorità giapponesi e dai residenti; non più un semplice “dolcetto o scherzetto”, ma un fenomeno di massa che tra la stazione di Shibuya e le vie limitrofe, ha creato numerosi incidenti provocati da ubriachezza eccessiva, vandalismo, abbandono di rifiuti e condotta disordinata, e si, accade anche nel quasi perfetto paese dei samurai…
Così, il sindaco del quartiere Ken Hasabe ha dichiarato che: “Shibuya wa Halloween wo oyasumi shimasu” ovvero “Shibuya è chiusa per Halloween”.
Dunque dal primo ottobre, sarà vietato il consumo di alcol nelle strade intorno alla stazione di Shibuya dalle 18:00 alle 5:00. Le forze di polizia sorveglieranno la zona con una presenza rafforzata, verranno installate 10 torri di monitoraggio per osservare e gestire la folla e infine la famosa statua del cane Hachiko, sarà recintata e coperta per preservarla dalle celebrazioni e ridurre i rischi di assembramenti.
Dunque, per questa festa non proprio giapponese, si è arrivati ad un punto di non sopportazione a causa di un’eccessiva “vitalità” non tanto nipponica nel festeggiarla e dunque da limitare.
Eppure, il Giappone ha già un suo personalissimo e molto particolare Halloween, noto con il nome di HYAKKI YAGYO (百鬼夜行) ovvero La parata dei 100 demoni o Yokai, da vedere…
Si festeggia il terzo sabato di ottobre di ogni anno e dunque coincide quasi con la festa anglosassone di Jack -o’- lantern.
Il festival principale lo si festeggia a Kyoto, nella strada Ichijo Dori, conosciuta come Yokai Street, una zona considerata fin dal periodo Heian (periodo culturalmente molto ricco compreso tra l’VIII e il XII secolo), la linea di demarcazione tra il mondo degli umani e quello degli esseri soprannaturali.
Gli Yokai “presenze inquietanti” sono quegli esseri a cui i giapponesi attribuiscono la spiegazione di avvenimenti e fenomeni inspiegabili e bizzarri, riflette esattamente le paure e i timori che nutre la società giapponese: paura del diverso, paura di ciò che è estraneo e paura verso l’ambiguità della morte e dunque è bene esorcizzare il tutto con una parata in maschera.
Gli amanti di manga e anime conoscono bene “l’intrusione” degli Yokai in questo genere che rimanda appunto alla festività di Hyakki Yagyo, da Lamù a Inuyasha, passando per i Pokemon e a Pom Poko del maestro Hayao Miyazaki, senza dimenticare Shigeru Mizuki, specialista di storie di Yokai e studioso del relativo folklore, mangaka di enorme successo, noto principalmente per il suo manga horror Kitaro dei cimiteri – #ゲゲゲの鬼太郎 Gegege no Kitarō.
Insomma, se davvero si vuol conoscere un paese così diverso dal proprio, di certo non basta averne assaggiato soltanto la cucina e nella maggior parte dei casi quella mal copiata.
Il sentito dire poi, non essendo un’esperienza fatta in prima persona, lascia il tempo che trova. L’essenza di un paese, del suo popolo e della propria cultura può aprirsi agli occhi di uno straniero con un viaggio non solo fisico, ma anche e soprattutto mentale, conoscendone la storia, le vicissitudini ed il pensiero più intimo, accettandolo senza criticarlo troppo, poiché in fin dei conti ogni mondo è paese…
Trick or Treat?
It’s the Great Pumpkin, Charlie Brown…e in Giappone?
“No events for Halloween on Shibuya streets”, noi abbiamo: “La parata dei 100 demoni”!