Le nuvole scorrono lente sopra l’orizzonte della mia vita, vere eppure evasive, come sogni che non oso trattenere.
Le guardo passare: ognuna è un pensiero che non ho detto, un bacio che non ho dato, un’ombra che mi ha seguita dall’infanzia.
Le nuvole scorrono come pensieri che non sanno restare, come amanti che si sfiorano e poi si perdono nell’aria.
Ogni forma che nasce è già destinata a svanire, eppure in quell’istante effimero c’è tutto: il desiderio, la nostalgia, la vita stessa che arde e si consuma.
Le nuvole non hanno paura del cambiamento, non chiedono di essere ricordate, non temono di dissolversi.
Forse la loro grazia è proprio questa: sapere che nulla dura e amare ugualmente il cielo.
Così vorrei amare anch’io: come una nuvola che passa e incendia l’orizzonte, che tocca il mondo solo per un respiro ma lascia dietro di sé la scia invisibile di ciò che è stato vero.
Non sono loro che m’appartengono: sono io il cielo che le accoglie, spazio immenso e silenzioso dove tutto torna e tutto si dissolve.
Lasciarle andare non è arrendersi, è riconoscersi vivi nell’attimo che fugge, è sapere che la bellezza vera non si trattiene in forma, ma si libera e ci libera nell’infinito passaggio delle nuvole.

