Interviste

Intervista a Riccardo Grosso della Riccardo Grosso Blues Band

Scritto da Gianfranco Piria

L’armonica è diretta, cruda, personale

La Riccardo Grosso Blues Band è composta da un gruppo di musicisti che hanno dedicato anima e corpo al Blues. Oggi parleremo con Riccardo Grosso, armonicista e frontman. Il Blues per lui è stata una scelta di vita che lo ha portato a solcare le strade delle grandi città della musica e  mettere le basi per il  grande viaggio. Una esperienza che gli ha dato molto artisticamente ma anche la forza e il coraggio di rientrare in Italia e mettere in piedi una  band.

 Ciao Riccardo, ci risentiamo dopo il tuo fantastico concerto al Rocca Blues Festival di Roccella Ionica dell’anno scorso. Come stai?
Ciao! È un piacere risentirti. Sto bene, grazie, sempre in movimento tra concerti, prove e lezioni. Il concerto al Rocca Blues Festival è stata una serata intensa, piena di energia e partecipazione. Di quelle dove senti che la musica arriva davvero a chi hai davanti. Non vedo l’ora di tornare.

Ci metterò una buona parola. In questo ultimo periodo ho scoperto che molti giovani stanno venendo fuori alla grande. Tu sei un maestro dello strumento ,raccontaci della sua magia seduttiva.
L’armonica è uno strumento che ti mette a nudo: se suoni, si sente subito chi sei. Non puoi fingere. Quando la usi bene, non imiti, ma suoni. È questo che affascina chi ascolta. L’armonica è diretta, cruda, personale.

Ci conosciamo da qualche anno e non ti ho mai chiesto dei tuoi inizi. Come è nata questa tua passione, che ti vede oggi tra gli italiani emergenti?
È nata perché da ragazzino guardavo i Blues Brothers, con Elwood/Aykroyd che suonava l’armonica. Da lì mi si è aperto un mondo: Butterfield, Junior Wells, Sonny Boy II, Little e Big Walter, James Cotton, Mark Ford, Andy Just, Musselwhite. Poi, per una serie di eventi troppo lunghi da raccontare, sono finito a New Orleans da Johnny Sansone, con cui ho condiviso il palco per tre mesi. Ma prima sono passato anche da casa Musselwhite. E nel 2019, per chiudere il cerchio, ho suonato con la Blues Brothers Band. Nel frattempo continuo a studiare e insegnare.

Tanti sono stati i precursori dell’armonica blues, nomi che non sono più tra di noi ma  presenti con la loro storia,che illumina la strada di molti che oggi calcano i palcoscenici di mezzo mondo. Chi è stato il primo a darti l’input per gonfiare i polmoni e soffiare dentro le ance di una armonica ?
I primi tre colpi di fulmine che hanno cambiato completamente la mia visione dell’armonica sono stati: Butterfield nel Muddy Waters Woodstock Album, Kim Wilson nella raccolta Portfolio dei Fabulous Thunderbirds, Junior Wells in Drinkin’ TNT & Smokin’ Dynamite. Aggiungerei Musselwhite (Continental Drifter, Harmonica According To, e i lavori con Waits), Sansone (Watermelon Patch), Sonny Boy Williamson II con Help Me. E poi… vabbè, mi fermo.

Nomi che solo a sentirli vengono i brividi. Gli inizi per ognuno sono duri ed impegnativi,se vuoi farcela devi studiare e rinunciare a qualcosa. Allora suoni e risuoni,prendi le sberle e risuoni ,fino a quando non arriva quel giorno che capisci qual’è la tua strada. Musicalmente parlando,insieme alla tua band,quale indirizzo avete intrapreso ?
Sia io che Flavio Paludetti veniamo da anni passati ad ascoltare e suonare blues, e questo si sente nel nocciolo del suono della band. Ma non siamo mai stati interessati a suonare come, quanto a suonare cosa. Per noi è importante il sound deciso, presente e mai timido.
La libertà di improvvisare, che tiene alta la tensione per noi e per chi ci ascolta. E un repertorio originale, che ci rappresenti davvero

 Confermo,ho avuto la fortuna di verificare. La cosa che mi ha colpito dai primi ascolti dei vostri lavori è stata la grinta,la sicurezza e l’originalità di come avete realizzato alcune cover. Io dico sempre che le cover per un musicista sono come il bacio della morte: o le fai bene, o meglio lasciar stare se non vuoi soccombere. Cosa mi puoi dire in merito?
Se un pezzo non gira per davvero, fluido, solido, credibile per me è meglio lasciar perdere. Secondo me alle persone non interessa sentire Mojo Working, ma sentire buona musica. Se scegli una cover, deve essere come una giacca usata: la indossi e dici “è mia”. Altrimenti non sta in piedi, e si sente.

Abbiamo parlato di te, adesso credo che sia il caso che ci parlare della band. Chi sono i componenti?
Alla chitarra c’è Flavio Paludetti, che secondo me è uno dei chitarristi più interessanti del circuito. Riesce a passare da sonorità ruvide e crude ad arrangiamenti sofisticati e tecnicamente impegnativi senza mai perdere suono e con quella sana cattiveria Ora è tornato con noi Carmine Bloisi, un batterista che di chilometri ne ha fatti, e si sente,dà peso e groove a tutta la band. Al basso c’è Lorenzo Miatto.

Mi ha colpito molto il vostro affiatamento. Ho avuto la possibilità di ascoltare in anteprima alcuni brani che sono in lavorazione e che ho trovato interessanti. Cosa sta bollendo in pentola?
Le idee partono da me e Flavio: lavoriamo in demo, poi le portiamo in giro on the road e le rodiamo davanti al pubblico. Stiamo organizzando le sessioni di registrazione, ma prima di scegliere dove, ci stiamo muovendo con attenzione. Ho già fatto l’errore di registrare in uno studio tecnicamente perfetto, ma  non aveva il nostro ascolto. Il disco non è mai uscito. Vogliamo che il prossimo suoni come si deve, non solo bene. Nel frattempo stiamo anche scrivendo nuovo materiale.

I dischi sono un ottimo toccasana, ma mai come i concerti dal vivo, dove tu dai sempre il meglio di te stesso. L’Europa vi aspetta Italia compresa?
Stiamo lavorando attivamente al booking per portare il nostro show in Francia, Germania, Svizzera, Austria, e ovviamente Italia. Siamo pronti a salire sul palco ovunque ci sia un pubblico che ha voglia di ascoltare musica vera.

Mi ha fatto piacere averti con noi su SOund36 e speso di vederti ancora dal vivo con la tua band.Un abbraccio e a presto.
Grazie a te. Ora dobbiamo solo suonare, e suonare bene. Il resto viene da sé. Non servono slogan, servono concerti dove la gente non guarda il telefono. E noi siamo pronti.

La redazione condivide.
A presto.

 

About the author

Gianfranco Piria

Ho cominciato nel 1976 e mi sono fermato, radiofonicamente, nel 1991.Chiaramente ho continuato a seguire il Blues e tutte le sue evoluzioni. Non mi sono fatto mancare nulla. Dopo una lunga assenza per motivi di lavoro sono ritornato alla vecchia mia passione.
La Radio.Era il 2016.La pazienza e le continue sollecitazioni di un carissimo amico sono state determinanti per farmi rientrare. Possiedo un numero considerevole di album,scrivo recensioni sul blues e sono in contatto con molti musicisti Italiani e Stranieri.
Me&Blues è una rubrica e un format radiofonico che non trascura stili e tradizioni.Immancabili i racconti sui Grandi Maestri e sui giovani emergenti del Blues,Rock Blues e dintorni.

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