Dalla new-wave a tracce post-atomiche di anni ’90 piombati oggi, nel cemento digitale delle fabbriche in perenne crisi sociale ed economica. L’uomo come unica fonte di reddito spirituale, nel suo perpetuo divenire, in perfetta crisi anch’esso. Il nuovo disco dei NODe stupisce e non trasgredisce alle regole del genere. Ci lascia il piacere della libertà espressiva che non hai mai voluto strafare e non ha mai voluto esagerare con quella presuntuosa certezza di dare nuova forma alla canzone digitale. Si intitola “Human Machine” ed è distribuito per la MyPlace Records che nella sua scommessa vince un bel diamante da custodire nel catalogo personale delle produzioni.
Innovazione forse, elementare quanto didascalico futurismo reso scenico dalle distese di beats e di sintetizzatori, resi umani e concreti da un drumming reale (almeno nelle esecuzioni).
I NODe tornano sul concetto di “strano” e di “psichedelico”, rendendo il tutto (a mio parere dopo aver divorato il penultimo lavoro dal titolo “Tragic Technology Inc.”) più plastificato (in senso industriale, in senso buono), restituendo al lavoro un panorama digitale composto e maggiormente sintetico, meno dinamico, meno libero di sbavature analogiche e reali. Questo “Human Machine” cattura l’ascolto.
Però avrei preteso di più dal videoclip che tradisce una certa qualunque “normalità” amatoriale in alcune scelte e in alcune riprese. Un mondo così elettronico e numerico non dovrebbe avere peccati di carne. Eh si, avrei preferito anche un videoclip decisamente digitale.
Ma questo è il mio umile pensiero. Intanto ve lo lasciamo ascoltare. Il resto del disco va consumato a piccole dosi per non incorrere in una rivoluzione personale.