La curva del ninja era l’avamposto per scendere dal Pigneto al Monk – locale non locale – a Casal Bertone, quartiere a Sud di Mamma Roma.
Franco ci dava appuntamento su quel pezzo di marciapede scorticato dove c’era sempre un Bangladino appostato che lui aveva affettuosamente rinominato “er ninja”. Quella era la curva der ninja.
Voci, risate e immagini di quel pezzo di strada scalcinata sono tornate vivide e vive quando ho ascoltato per la prima volta il nuovo album La Mejo Medicina de Il Muro del Canto, uscito il trenta Ottobre e presentato con un concerto release lo scorso sette Novembre proprio al Monk.
Roma è città, culla, storia, materia e materiale di questo gruppo musicale che affonda le sue radici tra santi e sampietrini, chiese e confini, miracoli e panini.
Dieci tracce compongono l’ultimo lavoro di questo complesso di musica popolare romana, e autenticamente popolari sono le storie profonde di piccoli drammi, storie di sconfitta e rinascita quotidiana cantate nella lingua del popolo in tangenziale, degli imprecatori seriali e dei giubilatori senza giubilei.
La Mejo Medicina è la storia di chi è alla ricerca di un posto migliore per campare, è la storia di chi sceglie di rincorrere la propria dignità. Si tratta della storia comune di un uomo che lascia la sua terra e la sua amata per afferrare una libertà negata.
Sotto n’ artro cielo – seconda traccia dell’album- è il racconto di un viaggio da Roma a Berlino e di questa drammatica separazione, fatta con il coraggio delle scelte e la ferocia degli addii. Fondamentale è il contributo di Bianca Giovannini, altra voce romana che di Roma ha il languore del biondo Tevere e il fermo lampeggiare dei semafori.
Le parole di Daniele Coccia Paifelman dipingono la profonda leggerezza dell’urgenza di tornare a vivere alla giornata nel brano di apertura Che te lo dico a fa’.
Sì, è un’urgenza vitale quella di lasciare che le cose, semplicemente, accadano, perché i numeri calcolano gli algoritmi dei social network, dei motori di ricerca, delle indagini di mercato e misurano il grado di dipendenza dalle nostre ossessioni, ma non misurano quanta spontaneità perdiamo ad inseguirle. Ma i sogni no, quelli non li perdiamo fintanto che non tradiamo l’amore per la passione che li alimenta, passione che ci fa ubriacare e ci tiene svegli e infiammati con tanto sentimento e poca ragione.
Quell’amore per i sogni é racchiuso nel brano La Mejo Medicina, ed è l’amore stesso l’unico rimedio alla dannazione dei sognatori. La pedal steel guitar di Alex Valli e il pianoforte di Edoardo Petretti danno un’intonazione mista a liturgica intensità e spirito ritrovato.
Grande é l’omaggio ad un altro sognatore combattente, Pierangelo Bertoli, con Eppure Soffia.
Scritta nell’ormai secolo scorso – nel 1971 – dal cantautore di Sassuolo e ancora attualissima, anzi, forse una premonizione della catastrofe ambientale sulla quale siamo comodamente seduti.
Come pure super attuale é il tema del patriarcato, cantato, sputato, bruciato, strappato nell’ottavo brano Minerva. La voce graffiata e graffiante di Alessandra Arcangeli é un grido che straccia le vesti della donna relegata ai margini e la veste di nuda libertà e coraggio, per diventare protagonista della propria vita.
La Mejo Medicina é come Roma che, dalla curva del ninja al Colosseo, anche se presa a calci, é sempre bella.
Così come la vita, ma tu
che de mattina ritornerà er sole
(tratto da Montale, quarto brano della raccolta)
Il Muro del canto sono:
Daniele Coccia Paifelman- voce e testi
Ludovico Lamarra – basso elettrico
Eric Caldironi – chitarra acustica
Franco Pietropaoli – chitarra elettrica e cori
Edoardo Petretti – fisarmonica, pianoforte e tastiere
Gino Binchi – batteria
Etichetta e distribuzione: Goodfellas/Believe

