“Con le maniere gentili puoi scuotere il mondo” diceva Gandhi. Ma talvolta occorre un martello per abbattere il muro. Questo sembrerebbero suggerire gli ultimi accadimenti che hanno visto finalmente il raggiungimento di una tregua nella sanguinosa guerra di Gaza.
Da quanto si legge, un emissario di Trump, tale Avi Berkowitz, avrebbe minacciato di non sostenere più lo sforzo bellico (o meglio: il massacro) contro Hamas se Israele non avesse accettato la proposta di tregua che Biden, per molto (troppo) tempo ha tentato invano di promuovere. Trump si è rivolto a brutto muso anche agli arabi di Hamas minacciandoli di scatenare un “inferno” qualora fossero stati loro a impedire la tregua. Certamente tra Trump e Biden il più pacifico appare Biden, anche da un punto di vista di fisiognomica. E non avrei avuto dubbi a votare per lui o per la sua vice Kamala anche per un semplice motivo di affinità elettive. Ma l’onestà intellettuale ci costringe ad ammettere che il suo carattere mite, e quello del suo segretario di Stato Blinken (che, poverino, si è speso moltissimo per promuovere la tregua) hanno paradossalmente impedito il raggiungimento dell’accordo. E’ la stessa sindrome di cui soffriva l’odorabile Jimmy Carter, recentemente scomparso. La mancanza di nerbo ha dato la possibilità a Netanyahu, di fare “il bello ed il cattivo tempo” per troppo tempo e provocando troppe vittime. E’ bastato un semplice aut aut per restituire agli Stati Uniti il ruolo che sembrava smarrito.
Sarebbe bello risolvere l’annosa questione “Israele-Palestina” con i sit-in di pace e cantando “Imagine” di John Lennon. I fatti purtroppo ci insegnano a parlare un’altra lingua, almeno nella geopolitica.