In montagna, sotto le Prealpi, i miei genitori hanno una casa. Una baita per la precisione, proprio a ridosso del bosco, accanto a un torrente il cui rumore ha da sempre accompagnato le mie notti estive.
Il bosco è stato ed è tuttora il mio luogo sacro, il mio santuario, la mia cattedrale, il luogo del silenzio, della riflessione, della preghiera. E come si conviene per tutti i luoghi sacri, ho un rito: il primo giorno, quando arrivo in montagna dopo un anno di città, di lavoro e doveri, trovo un momento per allontanarmi.
Attraverso il ponte di legno costruito sul torrente da mio zio Marco. Cammino sicura tra le felci e le piante umide del sottobosco e mi riapproprio di ciò che è veramente mio. Riconosco gli alberi, i sassi, i dossi, le avvallature del terreno, riconosco i profumi, gli odori, il fruscio delle foglie. E mentre riconosco il bosco, riconosco me stessa. E’ il mio saluto al bosco. Ecco sono tornata. Poi mi fermo in silenzio, nel silenzio. E ascolto.
Sento il rumore prodotto dalle piante che crescono, dalle radici che spingono insinuandosi nel terreno, dall’espansione cellulare dei tronchi. Sento il parlottio ronzante degli insetti, il calpestio laborioso degli insetti. Intuisco il respiro della volpe che mi osserva nascosta dietro un cespuglio e il movimento furtivo degli scoiattoli sugli alberi. Il bosco parla.
Le ricerche degli ultimi anni stanno svelando novità inattese. Segnali elettrici che viaggiano lungo la pianta, rilevano cambiamenti di luminosità, siccità, presenza di predatori e questi segnali sembra possano passare da una pianta all’altra: “Ehi amica mia, attenta, c’è un pericolo!”. Sembra che questi segnali possano sincronizzarsi tra le varie piante in una sorte di rielaborazione collettiva in risposta all’ambiente esterno. Alcune piante inoltre, in condizioni di stress, producono ultrasuoni e questo linguaggio è udibile da insetti, farfalle, pipistrelli e topi. Le piante “parlano” con gli animali! Ma non solo. Le piante rilasciano sostanze volatili per comunicare con le piante vicine e cambiare di conseguenza, il proprio comportamento. Riconoscono la prole ad esempio, e la aiutano a crescere. Le piante comunicano con le muffe e capiscono se possono stabilire con loro un rapporto di odio o di amore. Alcuni funghi formano una rete di comunicazione tra piante per condividere risorse così un albero più forte può nutrire un albero più debole.
Nel silenzio del bosco una intricata rete di “voci” si intrecciano e si sovrappongono. Il bosco parla. Il bosco mi parla.
Arriva poi per me il momento di ripartire. Torno nel bosco e lo saluto. Sto andando, ma torno presto.
Il bosco mi ascolta.
Il bosco parla
Nel silenzio del bosco una intricata rete di “voci” si intrecciano e si sovrappongono. Il bosco parla. Il bosco mi parla