Sound&Vision

Hiromi Uehara @ Teatro Ristori

Scritto da Gabriele Lugli

Hiromi e il suo quartetto, chiamato per l’occasione “Hiromi’s Sonicwonder,” ci hanno incantato con i repentini ma delicati cambi stilistici e strumentali

La nuova stagione Jazz del  Teatro Ristori di Verona è iniziata giovedì 10 ottobre con un’artista che amo particolarmente e che più volte ho ascoltato e fotografato fin dall’inizio della sua carriera nel 2003, la pianista e compositrice giapponese Hiromi Uehara. A Verona ha portato il suo ultimo lavoro, il 12° album intitolato Sonicwonderland.Accompagnata da Adam OFarrill alla tromba, Hadrien Feraud al basso e Gene Coye alla batteria ha proposto un potente e irresistibile jazz funk, intramezzato da episodi di grande pianismo.La sua esibizione ha incantato gli ascoltatori coinvolgendo tutto il teatro in un modo inconfondibile che solo Hiromi può offrire.
Sonicwonderland è unopera che testimonia la costante evoluzione e ricerca della talentuosa musicista celebre a livello internazionale e vincitrice di un Grammy.
Hiromi e il suo quartetto, chiamato per loccasione Hiromis Sonicwonder,ci hanno incantato con i repentini ma delicati cambi stilistici e strumentali.
Sonicwonderland, il brano principale del nuovo album, inizia con un ritmo sintetizzato e si evolve in unavventura di otto minuti, mescolando spazi aperti e improvvisazioni. Trial and Error e Go Go offrono tempi rapidi e groove funky, Polaris e Utopia mettono in mostra la grazia e la maestria di Hiromi al pianoforte acustico.Con Sonicwonderland, Hiromi ha creato un mondo sonoro in cui la parola wonder” acquisisce significati molteplici. Attraverso questa musica, che è un inno alla sua continua evoluzione artistica la compositrice offre un messaggio personale e ricerca nuove ispirazioni.
La carriera di Hiromi ha attraversato una vasta gamma di stili musicali, dalla registrazione solista di Spectrumnel 2019 alla colonna sonora del film Blue Giant. Non bisogna dimenticare i due album live con Chick Corea, Duet del 2008, e Edmar Castaneda, Live in Montreal del 2017.

 

 

 

 

About the author

Gabriele Lugli

Emiliano di origine, da anni residente nel mantovano Gabriele Lugli sin dall’età di 16 anni si interessa all’arte fotografica.
Inizialmente appassionato alla paesaggistica, si dedica in seguito a reportage di viaggio e a foto di concerti Rock e Prog per poi approdare, al jazz.
Dal 2016 la passione per questo genere musicale lo porta ad essere presente a festival, jazz club e teatri di molte città italiane.
Tra i suoi ispiratori, grandi maestri quali William Claxton, Larry Fink, Herman Leonard e l’italiano Giuseppe Pino.
È abitualmente accreditato nei più importanti festival di musica jazz come Umbria Jazz, Mantova Jazz, Locomotive Jazz, Bologna Jazz, JazzMi, Novara jazz e Padova Jazz Festival, dove nel 2019 ha esposto durante il festival una sua mostra personale allo storico Caffè Pedrocchi.
Accreditato dal 2018 a Time in Jazz nel 2020 è stato fotografo ufficiale.
Con l’Associazione Fotografi Italiani di Jazz, ha preso parte a mostre collettive come il Festival Internazionale di fotografia di Trapani, al Photofestival Milano e alla mostra presso l’Istituto Italiano di Cultura di Edimburgo. Recentemente ha esposto sue foto Jazz in mostre personali in Jazz Club emiliani come ad esempio Cantina Bentivoglio a Bologna, al Centro Candiani di Mestre e al Teatro Ristori di Verona.
Dal 2017 fa parte dei fotografi de “Il Jazz italiano per le terre del sisma” all’Aquila, progetto che ha portato alla pubblicazione di 5 libri fotografici i cui protagonisti sono esclusivamente musicisti jazz italiani.
Nel 2021 e 2022 è stato tra i 30 finalisti del concorso Jazz World Photo.

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