Senza fine” è uscito il 10 gennaio 2025 ed è il nuovo lavoro discografico di Guido Maria Grillo, un capitolo inedito del percorso dell’artista campano nell’incontro tra world music e canzone d’autore. È uscito anche il video della focus track, “Veleno” che vede il feat. di Cristiano Godano. abbiamo approfondito alcuni punti con il talentuoso artista.
Senza fine rappresenta un incontro tra world music e canzone d’autore. Come è nata l’idea di questo progetto e quali sono state le sfide principali nella sua realizzazione?
“Senza fine” è la sintesi dei molteplici mondi che mi appartengono. Penso che gran parte della musica che gira intorno sia derivativa, omologata, poco spontanea. Ad un certo punto del mio percorso, mi sono chiesto come potessi salvarmi dal rischio di cadere, a mia volta, nella trappola dell’omologazione. Ho trovato la risposta nell’ identità e nell’unico elemento inconfutabilmente personale, l’origine.
Le radici costituiscono un elemento identitario unico ed irripetibile. Così ho iniziato a scrivere utilizzando il dialetto napoletano e a farmi suggestionare dalla canzone classica napoletana nella costruzione di armonie e melodie. Tuttavia, essendo fortemente allergico al passatismo sterile, ho lasciato che le radici dialogassero spontaneamente con il bagaglio della mia formazione e, così, in maniera del tutto naturale, la mia musica è un incontro ideale tra Roberto Murolo, Luigi Tenco, Jeff Buckley, Anthony and the Johnsons ed altri.
La tradizione napoletana è una componente fondamentale del disco. Come hai cercato di rinnovarla pur mantenendo il legame con le sue radici?
La canzone napoletana classica esercita, su me, un potere sovrannaturale. Tocca corde della sensibilità raramente sfiorate. Ha tutto in sé: poesia, melodia, romanticismo, passione, tormento, amore. Ho sempre cercato nella musica la capacità di tracciare solchi, spalancare orizzonti, commuovere, cullare. La gran parte della musica del nostro tempo ha largamente rinunciato ad assolvere questi compiti, arenandosi sui rassicuranti lidi del profitto facile ed immediato, come un qualsiasi prodotto commerciale di largo ed immediato consumo. Questa dimensione culturale e sociale non mi appartiene, non governa alcun ambito della mia esistenza, men che meno il mio essere musicista.
Nei brani del disco si percepiscono influenze mediterranee e medio-orientali. Come hai costruito queste atmosfere e cosa volevi trasmettere?
Le musiche del Mediterraneo hanno un’infinità di punti in comune. Sono il frutto di secoli di incontri, scambi, contaminazione. Moltissimi elementi armonici e melodici della canzone napoletana classica si ritrovano in musiche nordafricane o medio-orientali. Il Mediterraneo è la nostra storia e la nostra cultura.
Nel brano Veleno, hai collaborato con Cristiano Godano. Com’è nata questa collaborazione e cosa ha aggiunto lui al pezzo?
Mi lega a Cristiano una amicizia e reciproca stima dal 2013, quando ci trovammo a condividere il palco per un lunghissimo tour, durato oltre 3 anni, intitolato Ex-live ed ideato da Giancarlo Onorato; io in veste di chitarrista e corista, Cristiano a cantare e suonare canzoni dei Marlene Kuntz e di artisti che amava (Nick Cave, Neil Young, Lou Reed). Da allora, coltiviamo amicizia e confronti, intorno a musica, libri, politica, attualità. Ho pensato di invitarlo a cantare con me, ritenendo che questo fosse il disco giusto per farlo. Ci siamo incontrati sulle Dolomiti, a Borca di Cadore, in un magnifico luogo, l’Hotel Boite, in cui ho prodotto una parte del disco, ed abbiamo registrato Veleno.
Hai reinterpretato due classici napoletani, Voce ‘e notte e Catarì (Marzo). Cosa ti ha spinto a scegliere proprio questi brani e come li hai rielaborati per farli tuoi?
Voce ‘e notte e Catarì (Marzo) raggiungono vette di passione e struggente romanticismo quasi inarrivabili. Un disco come questo, che considero sintesi e maturo punto d’attracco delle mie molteplici traiettorie, mi è sembrato il luogo giusto per custodirle. Mi sono approcciato ad esse come fossero canzoni mie. Non contemplo altra maniera di interpretare canzoni altrui se non pensando che siano proprie. In questo senso, sono perfettamente integrate nel paesaggio del disco.
La tua musica è come un dialogo tra l’italiano e il dialetto napoletano. Quanto è importante per te questo equilibrio linguistico e cosa pensi che aggiunga al tuo racconto musicale?
Alla ricerca di quella identità che fosse solo mia e mi salvasse dall’ omologazione, l’incontro con le radici è stata la mia scoperta ed il primo passo, certamente, l’uso del dialetto. Ha spalancato orizzonti espressivi, per me, del tutto inediti e stupefacenti, ancor più nel suo utilizzo non esclusivo ma in continuo dialogo con l’italiano. Il dialetto mi permette di essere più incisivo, quando occorre esserlo, o di sottolineare passaggi armonici e melodici che richiamano la canzone napoletana e le musiche mediterranee.
Tra le tue ispirazioni ci sono artisti come Roberto Murolo, Luigi Tenco e Jeff Buckley. In che modo ciascuno di loro ha influenzato il tuo stile?
Nessuno di essi esaurisce singolarmente quella che è la mia visione delle musica ma la loro unione rappresenta tutto ciò che desidero da ascoltatore ed amante della musica. Scrivo canzoni suggestionato da ciò e mi piace pensare che la mia musica racconti un incontro ideale tra Murolo, Tenco e Buckley figlio.
Murolo è la meraviglia della canzone napoletana, di cui vorrei conservare la poesia, la passione, la melodia. Tenco è il romanticismo del cantautorato italico, da cui prendo la gentilezza del suono, l’abbraccio del sentimento, la malinconia. Jeff Buckley è energia rock e vocalità originale, il mio presente e recente passato.
Ci sono altri progetti in cantiere? Collaborazioni future o nuove sperimentazioni che ti piacerebbe affrontare?
Sono molto concentrato su questo disco e sulla sua diffusione. È un lavoro cui ho dedicato anni, dedizione, ambizioni e, dunque, merita tutta la mia testarda determinazione. Sono molto concentrato, inoltre, sul tour di presentazione live perché cantare e suonare queste canzoni è fisicamente ed emotivamente impegnativo.
Mi conforta, tuttavia, la presenza di due fantastici musicisti che mi accompagneranno nei concerti, Claudio Miele e Corrado Ciervo.
Il disco ha anche una distribuzione fisica all’estero e non nascondo che la mia grande ambizione sia ritagliarmi uno spazietto oltre confine.