Seguendo una linea ormai consolidata, caratterizzata dal connubio tra sonorità ricercate ed eleganza grafica, anche la Brigadisco Records inaugura il suo 2014. Lo fa proponendoci l’interessante collaborazione tra Gianni Giublena Rosacroce alias Stefano Isaia e Maria Violenza. Una collaborazione che ha uno dei suoi perché nelle affinità dei percorsi musicali che, seppur in modi e tempi diversi, hanno portato i due artisti ad esplorare, contaminare, riproporre sonorità mediterranee e orientali.
La ricerca sonora di Gianni Giublena Rosacroce inizia nel 2011 e si è già concretizzata in due album La Piramide di Sangue (2011) e La mia Africa (2013). Percorsi intimi nei quali la tradizione etnica si arricchisce di elementi spirituali. I tre brani presenti nello split non si discostano dalla linea e su tutti citiamo Angkor Wat. In un minuto e mezzo, tanto dura il brano, Gianni Giublena Rosacroce riesce a tradurre in musica e trasmettere all’ascoltatore tutta la magia e il misticismo di uno dei luoghi più sacri e misteriosi al mondo.
Il percorso musicale di Maria Violenzaè decisamente diverso. In tutti i noi, volenti o nolenti, c’è sempre qualcosa della nostra terra natia e nel caso di Maria Violenza la Sicilia è fonte inesauribile di storie e tradizioni musicali e non. L’elemento etnico a cui attinge è dunque quello mediterraneo ma è più un approdo che un punto di partenza. Le sonorità arabeggianti, il canto salmodiato di per sé ipnotico di Coronaria si fondono, infatti, con l’elettronica e… un’anima punk!
Cinque brani che regalano all’ascoltatore un viaggio in territori onirici!
Ma, come detto all’inizio, la buona Musica si accompagna ad un’ottima veste grafica. Il lato A del disco è dedicato alla Musica, il lato B all’arte grafica: una bella serigrafia color oro, ricca di simbolismi che richiamano antichi riti sacrificali.
Il consiglio è di non perdere molto tempo a riflettere e… assicurarsi una delle 300 copie del disco!
Fortunato Mannino