Quando Indiana Jones ritrova un sacro amuleto o riporta alla luce un raro reperto archeologico si emoziona e gli occhi del bravissimo Harrison Ford esprimono tutta la sua meraviglia, tutta la sua felicità; ecco cosa ho provato quando mi sono imbattuto in questa perla di disco, in questo splendido riassunto di emozioni; non tutte sono positive, anzi, molte di esse tendono alla malinconia e all’insoddisfazione ma si rivelano tutte credibili ed estremamente intense.
I nove brani che compongono il secondo disco del cantautore romano sono brevi ed ermetici, come dei magici haiku che colpiscono duro raccontando una gioventù allo sbando che non trova equilibrio, pace, redenzione. Brani come Scintille o Tutta la vita rasentano la perfezione perché toccano i nervi scoperti della nostra esistenza e risultano “VIVI”, splendidamente materiali e corporei, tattili e carnali: parole come “palato nel palato”, “dita”, “dentro la tasca una mano da dimenticare”, “la testa sulle scale” o il verso:
“La tua bocca che sbadiglia
Sul letto una tua ciglia”
riassumono perfettamente il “corpo” più che l’anima di questo disco.
L’album si apre con Smpp (Stavi male pure prima) che con il suo incedere lento è come un trailer premonitore; infatti il trittico seguente rappresenta un vero pugno allo stomaco da cui è difficile riprendersi: Punk, a dispetto del titolo, comincia con un intro di piano dolce e delicato che lascia presagire una canzone d’amore ma il testo e lo splendido ritornello lo rendono un brano dai toni dark; il carattere malinconico di Sopra e di Tutta la vita completano il lavoro. Dopo un inizio così travolgente arrivano tre canzoni più serene (o forse sarebbe meglio dire “meno autodistruttive”) a risanare solo brevemente le ferite perché verso il finale arriva la splendida quanto deleteria Scintille che ripercorre il mood autolesionista dei primi brani e sprofonda l’ascoltatore verso l’abisso.
In questo disco non c’è tregua, non c’è perdono, non c’è rivincita: tutti i brani sono improntati verso la capitolazione e non si percepisce una minima rivincita, uno straccio di possibilità; anche i versi
“In fondo dimmi
Ma quante cose brutte
Che devi aver passato
Ora sembra di capirci
Sembriamo quasi amici”
ribadisce che tra uomo e donna l’unico punto di incontro, l’unico modo per raggiungere l’empatia sta nel disagio e nella sofferenza che ci si impone reciprocamente. Gazzelle non indica la strada per la felicità ma ci accompagna lungo un percorso difficile, oscuro ma estremamente intenso.