Recensioni

Gatto Ciliegia Contro Il Grande Freddo – La Scoperta Dell’Alba

Scritto da Claudio Donatelli

le 13 tracce del disco scorrono, scena dopo scena, con un’aria sospesa, dove il finale stenta ad arrivare, una porta lasciata sempre aperta ad ipotetici nuovi risvolti. Ascoltando le singole canzoni sembra di vedere uno dei tanti film della nuova onda cinematografica italiana d’autore

La storia inizia con un libro, scritto da Walter Veltroni, segue poi con la realizzazione di un film, girato da Susanna Nicchiarelli, prodotto da Fandango e Rai Cinema, e si conclude con la stesura della colonna sonora originale, scritta ed interpretata dai Gatto Ciliegia Contro Il Grande Freddo.
La band è originaria di Torino ed è super attiva dal 1999 e nel 2000 quando ha realizzato il suo debutto discografico chiamato #1,, acclamato dalla critica come una delle più gradite sorprese italiane dell’anno. E di ottime sorprese il Gatto ne ha svelate molte nel corso di questi 13 anni di attività ininterrotta. Sei album, tantissimi concerti, collaborazioni con registi di film, cortometraggi, documentari, trasmissioni televisive, opere teatrali. Una band che per la sua grande forza evocativa e comunicativa rappresenta un fondamentale patrimonio della tradizione melodica italiana.
La Scoperta Dell’Alba è un disco principalmente strumentale, con le voci che di tanto in tanto compaiono a lavorare come suoni. Li si potrebbe volgarmente etichettare con un gruppo Post Rock, ma fondamentalmente ha poco di Rock e niente di Post.
Così le 13 tracce del disco scorrono, scena dopo scena, con un’aria sospesa, dove il finale stenta ad arrivare, una porta lasciata sempre aperta ad ipotetici nuovi risvolti. In Ho Chiuso i Miei Occhi compare il cantato di Pier Ferrantini (Velvet), traccia elettro-pop che sembra cucita appositamente sulle sue capacità interpretative, una hit per l’estate a colpo sicuro. Gli elementi elettronici come synth, campionatori, creano un flusso ritmico e melodico importante, mentre le chitarre minimali compaiono a sprazzi con arpeggi a rinforzare gli umori delle canzoni.
L’Irréparable vibra, oscilla, sembra soffrire per amore ma si tiene dritta grazie ad una solida ritmica sottotraccia e prosegue verso il finale della scena.
Il dolore e la solitudine vengono sviscerati ne L’Abbandono, desolante ballata, minimale negli arrangiamenti, bellissima per le sfumature che le apparecchiature elettroniche riescono a creare.
Il Gatto Ciliegia ancora una volta riesce nel suo intento, cioè quello di realizzare un buon album, continuando nella sua personale ricerca melodica tra tradizione e futuro. La band dimostra quanto il suo stile è così caratterizzato e ascoltando le singole canzoni sembra di vedere uno dei tanti film della nuova onda cinematografica italiana d’autore.

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