Francesco Frank Bramato é un musicista, un teatrante, uno studioso, un nostalgico. Frank Bramato è, soprattutto, uno con un pallino fisso: quello di “non essere”. Non essere catalogato, non essere omologato, non essere per decidere di essere.
Il musicista salentino è uscito il 31 Maggio con il suo secondo album Suoni Crudi.
A distanza di tre anni dal suo album di esordio da solista, il cantautore torna a far parlare di sé con otto tracce analogiche, parlate, suonate e cantate con meno artifizi possibili. Otto tracce che spaziano dallo spoken word al blues, dal pulp gentile a melodici revival anni Ottanta.
Suoni Crudi è una controcorrente fatta di chitarre vintage frammiste alle onde tiepide di mare, di campane che segnano mezzogiorni sputati da qualche dollaro in più. Rimandi a western galoppanti di pistole fumanti sono immediati e coinvolgenti in L’ultimo cowboy, dove la sabbia veste la pelle e fa galoppare l’amore.
Le sperimentazioni di Frank Bramato sono continue e allitteranti, come in Martedí film – ultima traccia dell’album, che riprende la sigla di Lunedí film, preludio di calde notti estive annaffiate da gelati sciolti e occhi sgranati davanti a pellicole 8mm.
L’album accoglie l’arte dello sconvolgimento del drammaturgo Antonin Artaud, la shakera con la prosa di salmi liturgici, aggiunge una generosa dose di ironia e versa liscio sul theramin.
Bramato prosegue, con questa raccolta, il lavoro di studio e ricerca di pulizia del suono iniziato anni addietro sulla scia di Demetrio Stratos.
Fondamentale l’inclusione, il supporto e il contributo di Luca Nutricati per togliere ogni manipolazione digitale e restituire solo parole e suoni. Capita, poi, che da questi matrimoni raramente ben riusciti, si generi un frutto buono al sapore di musica.
Il musicista salentino è uscito il 31 Maggio con il suo secondo album Suoni Crudi.
A distanza di tre anni dal suo album di esordio da solista, il cantautore torna a far parlare di sé con otto tracce analogiche, parlate, suonate e cantate con meno artifizi possibili. Otto tracce che spaziano dallo spoken word al blues, dal pulp gentile a melodici revival anni Ottanta.
Suoni Crudi è una controcorrente fatta di chitarre vintage frammiste alle onde tiepide di mare, di campane che segnano mezzogiorni sputati da qualche dollaro in più. Rimandi a western galoppanti di pistole fumanti sono immediati e coinvolgenti in L’ultimo cowboy, dove la sabbia veste la pelle e fa galoppare l’amore.
Le sperimentazioni di Frank Bramato sono continue e allitteranti, come in Martedí film – ultima traccia dell’album, che riprende la sigla di Lunedí film, preludio di calde notti estive annaffiate da gelati sciolti e occhi sgranati davanti a pellicole 8mm.
L’album accoglie l’arte dello sconvolgimento del drammaturgo Antonin Artaud, la shakera con la prosa di salmi liturgici, aggiunge una generosa dose di ironia e versa liscio sul theramin.
Bramato prosegue, con questa raccolta, il lavoro di studio e ricerca di pulizia del suono iniziato anni addietro sulla scia di Demetrio Stratos.
Fondamentale l’inclusione, il supporto e il contributo di Luca Nutricati per togliere ogni manipolazione digitale e restituire solo parole e suoni. Capita, poi, che da questi matrimoni raramente ben riusciti, si generi un frutto buono al sapore di musica.