Francesca Alinovi II o Flò? Nel lontano 2015 ci siamo conosciuti al John Wesley Hardin in centro a Bologna, dove timidamente eri, e lo sei ancora, la contrabbassista dei Lovesick Duo.
Ciao Alessandro intanto grazie di questo spazio prezioso che mi stai dedicando. Sono Francesca Alinovi in Arte Flò perché tempo fa avevo pubblicato un mio singolo sotto questo nome
Ma sai che da quel lontano 2015 ho stampato una foto tua che è appesa nella parete di casa dedicata ai musicisti? Ti ho trovata sempre fotogenica e il motivo è semplice: sei una delle poche musiciste che conosco che si muove sul palco, ora più che mai con un look sgargiante.
Sì esatto ci incontrammo in quel magico speakeasy di Romano Reggiani in zona universitaria. Piccolo ma grande club ritrovo di molto musicisti della scena bolognese e non solo. Lo sai che ne ho anche io una mia da te scattata appesa nel mio studio? Me la diede Romano quando chiuse il locale. Ne sono molto felice. Una foto senza tempo.
Mah del fatto che sia fotogenica spesso mi è stato detto più dagli altri che da quello che vedo io. Diciamo che amo la fotografia in tutte le sfaccettature ma le foto dei concerti le ho sempre amate fin da teenager. Esserne “parte integrante” mi fa sorridere e mi rende orgogliosa del percorso musicale che sto facendo. Il look di adesso non è nemmeno quello più estroso che ho avuto.
Nel periodo rockabilly psychobilly vestivo ancora più aggressiva e colorata
Andando avanti con la tua carriera, troviamo una trasmissione musicale con ospiti che veniva trasmessa in diretta su Facebook, che ha avuto un grande seguito. Per caso è stato il covid ha fermare questa iniziativa?
Sì con i Lovesick tenevamo questo programma radio video in diretta su Facebook che si è interrotto appena prima della pandemia.
In verità non è stata quella a fermarci anzi quella è stata la molla che ha fatto partire in noi la voglia di costruire dei video e delle dirette del nostro Progetto musicale Lovesick. Notavamo che gli ascolti del programma salivano quando noi ci mettevamo a suonare insieme all’ospite e da diversi messaggi e diverse analisi del programma abbiamo notato che la gente che ci seguiva voleva sentire noi suonare e così abbiamo fatto. Quindi abbiamo creato un format di video e un repertorio di canzoni che degustavamo e pubblicavamo tre volte alla settimana durante la pandemia. Questo ci ha permesso di far arrivare la nostra musica e il nostro nome in tutto il mondo.
La tua ricerca costante sul tuo strumento ha fatto sì che lo hai anche modificato per renderlo sempre più “vicino a te”. Nei Lovesick Duo lo sfrutti fino in fondo.
Diciamo che ho iniziato a scoprire il contrabbasso in tarda età e quindi tuttora per me è una ricerca e una scoperta quotidiana. I viaggi, gli ascolti, le scuole, gli incontri con altri musicisti mi stanno tuttora permettendo di approfondire lo studio e la scoperta di questo fantastico strumento. Ad oggi oltre l’approccio jazzistico, la tecnica slap e l’utilizzo della percussione sullo strumento sto approfondendo la musica classica e lo studio dell’arco.
Con i Lovesick Duo hai viaggiato tantissimo in America, conosciuto musicisti strepitosi suonando in bei palchi. Ci racconti un po’ di cose su questa esperienza americana:
Il tour in America di quest’anno è stato davvero molto intenso e nello stesso tempo molto gratificante. Abbiamo toccato sette nazioni diverse e tantissime città: posso davvero dire che è stato alquanto incredibile sotto ogni aspetto, ma la cosa più emozionante è stata poter vedere di persone molti di quei fans che per anni ci hanno sempre e solo visto online. Ho conosciuto diversi musicisti poi sia quest’anno che negli anni precedenti quando viaggiavo in America per conoscere e approfondire la musica americana. Per gli americani la musica fa parte della cultura di base ed è parte integrante della loro quotidianità come per noi sederci a tavola per pranzo e cena, perciò praticante tutti sanno suonare uno strumento e cantare. Ovviamente ci sono livelli diversi di bravura ma quello ovunque nel mondo. Una delle avventure più emozionanti è stata la prima volta a New Orleans, li ho conosciuto tantissimi musicisti ma i più caratteristici con in quali ho suonato sono stati un trio di anziani con cui suonavo tradizional jazz tutti i weekend in uno storico caffe in centro città. Con loro si suonavano tre ore per concerto solo standard molto vecchi di cui non esistono nemmeno gli spartiti. È stata davvero un’avventura!!!!
Arrivano i primi dischi importanti per il Duo, 4 per l’esattezza e anche tante trasmissioni televisive e appuntamenti importanti in festival internazionali. Riesci a stare dietro a tutto?
Sì diciamo che la mia vita è sempre stata molto “piena” ma anche perché sono sempre stata una persona iper attiva quindi stare nel movimento mi è molto facile. Negli ultimi 10 anni la meditazione buddista mi ha aiutato parecchio a poter vivere in un mondo caotico e frenetico. MI ha permesso di potermi sentire e percepire, di poter allargare la mia mente a scenari che nemmeno pensavo di vedere, di poter essere me stessa in tutte le mie sfaccettature e nel far emergere molte mie doti non solo da musicista. Se mi guardo indietro a volte non ricordo nemmeno di aver costruito tanto ma ad oggi, nonostante la fatica, ne sono fiera!
La notorietà porta i Lovesick Duo a partecipare come musicisti al film “Lamborghini” e alla serie Tv doc su Francesco Totti. Francesca Alinovi come è ora, rispetto al John Wesley Hardin?
Mah sicuramente è cambiata, in bene o male non so, ma so che nel mentre ha conosciuto tantissime persone che le hanno arricchito la vita. Sia la gente sconosciuta che personaggi più famosi. Il mio maestro buddista D. Ikeda ha raccontato la sua vita il 30 volumi, narrando tutti i suoi dialoghi di pace avuti con personalità di tutti i tipi: politici, attori, scrittori, medici, filosofi ecc. di tutto il mondo e leggendo le sue parole ho sentito come trattava tutti nello stesso modo: come esseri umani. Questo è quello che cerco di fare quotidianamente: vedere l’altro nella sua essenza di essere umano. Non importa che sia su un set televisivo o dentro un piccolo club di Bologna, ciò che conta sono le persone che ne fanno parte e come io mi relaziono a loro.
Quale è il tuo bassista e contrabbassista preferito? L’ingresso nel Duo di Alessandro Cosentino è servito per allargare il vostro bagaglio musicale?
Ne dico due per ciascun settore, per chiarire meglio le mie scelte. Per i bassisti: Jaco Pastorius e Matt Freeman. Per i contrabbassisti: Stanley Clarke e Thomas Morgan. L’ingresso di Alessandro Cosentino nei Lovesick è servito ad approfondire sicuramente un linguaggio musicale e a poterlo ampliare. Inoltre la presenza di un ottimo musicista, stimola poi tutta la band a migliorare e a creare qualcosa di nuovo anche data la presenza di una novità.
Cara Francesca chiudiamo qui la nostra piccola chiacchierata, come vedi molto semplice e disinvolta, ma vorrei ancora chiederti qualcosa di più profondo; il tuo lavoro ti fa viaggiare tantissimo quindi sempre fuori casa. Non senti la mancanza di una “socialità diversa” mi vien da dire “normale” ma direi che è una bestemmia. Un abbraccio sincero anche dal pulmino di SOund36.
Grazie Alessandro di questa bellissima chiacchierata assieme; il mio lavoro mi fa viaggiare tantissimo ed è uno dei vari motivi per cui ho scelto, tra i vari che ho sperimentato nella mia vita. Devo dire che non esiste una società normale ma posso dire che ho sempre pensato che la musica, essendo parte dell’arte, rispecchia la società del tempo in cui è immersa.
Siamo in un tempo molto buio e dominato dall’egoismo e dal consumismo. Questo si riflette anche nel mercato mondiale della musica dove gli artisti ormai sono prodotti che vengono lanciati sul mercato in poco tempo, e poco dopo tempo svaniscono. Perlopiù sono personaggi singoli e non band; la musica viaggia molto velocemente e quasi sempre solo sulle piattaforme digitali per cui la fisicità esiste solo nei concerti… Sempre che uno decida di andarci. Per me l’idea di cantare e suonare uno strumento acustico far parte di un costante ricerca, far crescere un progetto che mi appaga mi tiene fuori da questa normalità, dandomi la possibilità di rimanere dentro a una sfera umana che si sta lentamente perdendo.
Facendo il mio lavoro posso viaggiare, posso incontrare tante persone, come ho già detto precedentemente, tutto questo mi permette di entrare sempre più a contatto con l’umanità che mi circonda.