Capitolo 2.1 (parte 17) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i “maggiori”, fra tradizione ed innovazione. Pippo (Giuseppe) Barzizza e Fifa e Arena
Nato a Genova il 15 maggio 1902, muore a Sanremo il 2 aprile del 1994. Compositore, strumentista e direttore d’orchestra, si diploma in violino e armonia. Entrato giovanissimo come banjoista nel complesso di Armando di Piramo, forma la sua prima orchestra di sette elementi nel 1924 e debutta in uno dei locali più celebri di quegli anni, il Cova di Milano, con alcuni arrangiamenti ispirati ai dischi americani d’importazione.
Nel 1931, creando l’orchestra “Blue Star“, riesce a riunire in una formazione, subito divenuta popolare, quasi tutti i pionieri del jazz italiano e già l’anno successivo viene assunto dalla Cetra per dirigerne la grande orchestra. Entra nell’ EIAR nel ’35, collaborando con Cinico Angelini a creare il lungo periodo d’oro della canzone radiofonica.
Barzizza è un vero innovatore stilistico in tempi che chiedono invece un rispetto assoluto della tradizione e mutua dalla sua passione per il jazz tecniche di arrangiamento che sono tipiche delle grandi orchestre bianche dell’era dello swing, da Benny Goodman a Tommy Dorsey e Artie Shaw. Tra i cantanti che porta al successo ci sono Alberto Rabagliati, Ernesto Bonino, Oscar Carboni, Silvana Fioresi, Michele Montanari, il “Trio Lescano”.
Scrive il trattato L’orchestrazione moderna nella musica leggera che diviene dal 1952 il manuale più diffuso tra gli arrangiatori italiani. Vincitore di un Microfono d’oro e di un Nastro d’argento, compone più di 200 canzoni, tra cui si ricordano La canzone del boscaiolo, “best-seller” degli anni quaranta, Sera, Marilena, Domani, Chiaro di luna, Arrivederci ancora. Nel 1960, dopo un infarto, si è ritirato a Sanremo.
La sua collaborazione con il cinema comincia negli anni quaranta e continua anche nel dopoguerra: La bisbetica domata (’42) di F. M. Poggioli, Gioventù alla sbarra (’54) di F. Cerio, Il mattatore (’60) di D. Risi. Musica inoltre molti film di Mattoli, quali Fifa e arena (‘ 48), Adamo ed Eva (’50), Cinque poveri in automobile (’52), Siamo tutti inquilini (’53). Dove egli riesce meglio è comunque nel genere comico, dove riesce quasi sempre a rispettare i canoni sincronici e coloristici propri di quei film. Oltre Totò (Fifa e arena, Un turco napoletano, Totò Peppino e la malafemmina), partecipa ad altri lavori in cui sono presenti altri comici, quali Macario, Fabrizi, Chiari.
Segue nel prossimo numero! Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro La musica nel cinema del dopoguerra italiano