Capitolo 2.1 (parte 17) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i “maggiori”, fra tradizione ed innovazione. Fifa e arena (’48) di Mario Mattoli; musica di Pippo Barzizza
Certo che non dovrà combattere, Nicolete va con Patricia a vedere i tori. Ma, intanto, le donne del Club Taurino Femminile si riuniscono nell’assemblea di Montecitoros (un’altra parodia della nostra vita politica) per votare che anche gli stranieri possano toreare nell’arena. Vediamo, allora, giungere le donne trionfanti che raggiungono Nicolete per comunicargli la lieta notizia, cantando in coro ed inneggiando al loro nuovo mito.
La canzone è Nicolete bésame che viaggia sulle note di quella che abbiamo chiamata melodia de “La banda degli onesti”, divenuta famosissima come Paquito lindo e utilizzata anche da Cicognini come leitmotiv di un altro film (La banda degli onesti appunto).
Tutti sono entusiasti, meno Nicolete che se la fa sotto dalla paura. Ma Cast lo rassicura subito, dicendogli che è sufficiente mangiare un po’ di tabacco, prendere la febbre e quindi venire esclusi automaticamente dalla corrida. Lo vediamo nella sua stanza, seduto su una poltrona, come un re dei toreri, attorniato dalla sua corte di ammiratrici. Qui sentiamo dei movimenti orchestrali che riconosciamo subito come pezzi presi dall’opera lirica Carmen di Georges Bizet, che si pongono, ancora ironicamente, a coronare quel matador che Nicolino non ha mai cercato di essere.
Sentiamo allora movimenti mutuati e citati dall’ ouverture della bellissima Carmen, i due nuclei fondamentali riecheggiare intorno a Totò, regalandoci una citazione classica che a stento trova posto nella comicità della situazione in cui è introdotta, provocando quell’idea di facile e superficiale utilizzo cui, sovente, la musica classica va incontro nei film. Seppur l’arrangiamento risulta del tutto compiuto e fatto bene, a confermare che, comunque, Barzizza di musica se ne intende; tuttavia bisogna dire che non sempre sono richiesti interventi intellettuali di questo genere ed in special modo in film che non ne richiedono affatto la presenza.
Ma quando il medico va per visitarlo, ne succede un’altra, poiché essendo appassionato fervente di corride, con il termometro in mano che usa come una banderilla, si produce in una serie di figure da matador che fanno scendere inesorabilmente la temperatura a 35 gradi e mezzo. Nicolete deve toreare. Siamo all’arena, Cast ha un’altra idea per non far combattere Nicolete: ci sono dei carabinieri travestiti che lo arresteranno e lo salveranno così dal toro. Quando Paquito e Nicolete entrano nell’arena per rendere omaggio al pubblico, sentiamo che questo è tutto per Nicolete, accompagnato festosamente dalla musica che ripropone la melodia di Nicolete bésame. Paquito batte il toro facilmente e lo dedica a Patricia. Nicolete aspetta con ansia i suoi carabinieri che non arrivano, scende nell’arena tremando e sta quasi per svenire quando si accorge che i due falsi carabinieri vengono inseguiti e catturati da quelli veri. Puntualmente, la musica colora sincronicamente, con veloci movimenti degli archi, l’inseguimento, a tal punto che siamo indotti a credere di trovarci di fronte ad un cartone animato.
Poiché lui non è un vero torero, il toro non potrà combatterlo ed attaccarlo; così pensa Nicolete che tiene un comportamento tranquillo, spavaldo di fronte alla terribile bestia e si mette a scherzare e a giocare, ancora una volta inconsapevole della situazione in cui si trova. Ma all’improvviso il toro gli si lancia addosso, colpendolo alla pancia. Tutta la scena è nuovamente commentata dai nuclei melodici mutuati dalla Carmen di Bizet.
Vediamo Nicolino su un lettino d’ospedale, ma lui crede di essere nell’aldilà. Solo all’ultimo momento si accorge di essere vivo, per merito di un robusto piatto d’argento che si era infilato sotto la fascia al momento della vestizione: a morire è stato il toro. Arrivano la bella miliardaria Patricia e zia Adele, la quale gli comunica che a Napoli ogni cosa è stata chiarita, e il depurativo si vende con gran successo.
Tutta Siviglia inneggia al successo di Nicolete e lo porta in trionfo, cantando e suonando la melodia che appartiene come leit-motiv a Nicolino-Nicolete-Totò, Nicolete bésame, che chiude, in un’atmosfera estremamente festosa, questo lieto fine, proprio di ogni commedia.
Pippo Barzizza concepisce in questo film un’accompagnamento che, complessivamente, rispetta coerentemente la funzione sincronico-coloristica della musica nel genere comico. Ed in effetti il suo lavoro nel cinema può essere ridotto alla partecipazione a film comici, dove quasi sempre riesce nelle finalità e negli obiettivi che si propone, cosa che non si può dire per il genere drammatico cui alcune volte dà il suo contributo. Bisogna pensare che creare musica per il genere comico è molto più semplice che per il genere drammatico (neorealistico), proprio perché la commedia è un genere ormai consolidato nella sua tradizione e così la musica che lo accompagna.
Barzizza insomma introduce e accentua la sincronia fra musica ed immagine, poiché è proprio quello che lo spettatore deve ottenere. Quest’ultimo, infatti, pone subito una barriera davanti alle insensatezze e diavolerie che lo schermo gli propone, e solo così, cioè non riconoscendosi nel personaggio, può riderne profondamente.
Oltre a questo sincronismo, questo musicista crea anche quei leitmotiv che ben si adagiano ad ogni film, sia esso drammatico o comico. Il leitmotiv è propriamente un procedimento che riguarda la musica cinematografica tout-court. Inoltre, apprezzabilissime sono le due canzonette del film, Paquito lindo e Nicolete bésame, subito divenute orecchiabili da parte del pubblico dell’epoca e che ancora oggi trovano una certa eco.
Segue nel prossimo numero a settembre! Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro La musica nel cinema del dopoguerra italiano