Sulla musica

Fifa e Arena – Musica di Giuseppe Barzizza

Scritto da Annalisa Nicastro

Capitolo 2.1 (parte 17) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i “maggiori”, fra tradizione ed innovazione. Fifa e arena (’48) di Mario Mattoli; musica di Pippo Barzizza

Capitolo 2.1 (parte 17) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i “maggiori”, fra tradizione ed innovazione. Fifa e arena (’48) di Mario Mattoli; musica di Pippo Barzizza.

La musica dei titoli di testa si preannuncia con nuclei melodici differenti, anche nel loro genere e stile. Essi sono uniti da pause o da fill ritmici (brevi frasi eseguite da un solo strumento) e, pur nella loro differenza, riescono ad introdurre le varie atmosfere del film, tutte pervase da acuta e ironica comicità. Abbiamo un primo tema eseguito da un movimento veloce degli archi e da un’omoritmia dell’orchestra, in tonalità maggiore. Questo primo tema può essere suddiviso ulteriormente in due nuclei melodici, ognuno dei quali fa pensare ad una “domanda” e ad una “risposta”, anche perché sono perfettamente simmetrici nel loro esser formati da quattro battute ognuno.
L’orchestra suona in “strepitoso”, dando l’idea di trovarsi di fronte ad un film grandioso, ad un kolossal; infatti, sappiamo bene che Fifa e Arena si pone come divertente parodia (solo nel titolo, però) di un grande spettacolo americano di amore e di dramma come Sangue e arena, di Rouben Mamoulian, con Tyrone Power, Linda Darnell, Rita Hayworth, Anthony Quinn, che è del 1941, ma esce in Italia nel dopoguerra.
Dopo una pausa (senza corona), abbiamo una cambiamento di atmosfera, sentendo una sequenza armonica arpeggiata da una chitarra andalusa, do­po la quale un movimento dell’arpa introduce il secondo tema, un tango. La tonalità diviene minore e il tema viene affidato agli archi, contrappuntati dai fiati che lo co­prono di un classico sapore da musica jazz. Il tema viene poi ripetuto una seconda volta in maniera più fluida, con l’intervento della chitarra andalusa. E’ un chiaro rife­rimento geografico, questo del tango, poiché il film parte da Napoli, ma si svolge in Spagna. Il tango non è di origine spagnola, ma viene importata in Europa dall’Ame­rica Latina (Argentina). Molto in voga negli anni del dopoguerra, il tango subisce svariate influenze spagnole che ne alterano i caratteri originari, avvicinandolo agli elementi iberici.
A farci passare al terzo ed ultimo tema, sentiamo un fill delle bacchette sul bordo del rullante. A questo punto, sentiamo una musica che ci è subito nota, perché è quella di un altro film con Totò, La banda degli onesti, la cui musica è di Alessandro Cicognini, e che scopriremo essere la melodia di una canzone di Barzizza, Nicolete bésame. Questo film è degli anni ’50, mentre Fifa e arena è del ’48: Cicognini, quindi, riutilizza (citandola) questa melodia per presentare Totò in tutta la sua comicità, facendo sì che il pubblico sia lesto a riconoscere il motivetto che in fondo ha dato popolarità al comico.
Questo ultimo tema coincide, poi, con gli ultimi titoli di testa, anch’essi parodia di quelli precedenti (leggiamo infatti: Tecnico del campanello, Agenore Pincopallini; cugina dell’aiuto regista, Memé Carletti; fidanzato della cugina dell’aiuto regista, Righetto Bomba …) e su questi si sentono le voci corali del pubblico che con dei “basta!” intendono frenare la barbosa prolissità dei titoli di testa di certi film.
Questi tre nuclei musicali torneranno durante il film a colorarne, con arrangiamenti diversi, varie scene, costituendosi in veri e propri leitmotiv.

Segue nel prossimo numero! Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro La musica nel cinema del dopoguerra italiano

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Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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