Sono passati solo quarant’anni da quando i Crass, alla fine degli anni ’70, irrompevano sulla scena e rivoluzionavano a modo loro il concetto anarco-punk con la loro musica. In effetti sembra passata un’eternità, il mondo ai tempi era completamente diverso dalla realtà attuale, soprattutto dal punto di vista musicale: i moti del 1968, la crisi economica e la forte contrapposizione politica del momento sono l’humus in cui, soprattutto a Londra, nascono le prime band punk rock. Ci separano solo quarant’anni da quegli attacchi sfrontati a Dio, alla Regina e a tutto il Regno Unito nel nome della più pura e rivoluzionaria anarchia, ma Eve Libertine, dea del punk e voce storica dei Crass, non è di certo stata con le mani in mano. Dopo che il gruppo si divise nel 1984, Eve si dedicò per un breve periodo al canto classico e pubblicò un album postumo ai Crass, “Skating The Side Of Violence”. E’ partita per un tour lungo la West Coast come supporter ai Chumbawamba ed infine ha trovato la sua dimensione nella sperimentazione e nella poesia.
Ed eccola che, dopo aver spaziato da Cage a Cardew e Blake, invade sulla scena recitando Sea di Jack Kerouac. Sea è una poesia, sottotitolata “Il suono dell’ oceano a Big Sur”, scritta nel 1960 da Jack Kerouac, uno dei padri della beat generation e sul movimento, per alcuni mai dimenticato, ci sarebbe sempre qualcosa di nuovo da scrivere. I beatnik furono, in qualche modo, i predecessori del punk. Considerati ai tempi reietti, tossici ed emarginati lasciarono un profondo segno controculturale che, consapevolmente o meno, fu raccolto da frange punk come, guarda caso, i Crass, per non citare poi tutto il movimento Industrial, prolungamento ideale della scrittura esplosiva di William S. Burroughs.
La storia di questo particolarissimo lavoro, scaturisce dal ritrovamento di un nastro registrato durante una performance di Eve Libertine al Vortex di Londra nel 2003, la cui interpretazione è impressionante anche solo a livello sonoro. Su un accompagnamento scarnificato (un po’ come quando Carmelo Bene interpretava i poeti russi) si percepisce che l’artista rende vocalmente quanto di più vicino al senso del beat così come nacque. Parole scritte per replicare il be bop di Coltrane & co, attente alla cadenza e all’inflessione, una metrica scomposta che attinge più al ritmo che alla struttura grammaticale. La bellezza sta nel fatto che si riesce quasi ad immaginare la performance, espressioni facciali comprese e lo stupore del pubblico. Il disordine delle parole che spaziano da inglese a francese, caratteristica propria del cajun Kerouac, sfonda la parte aurale.
Con Sea, non vengono meno nemmeno le radici dell’artista, non manca l’attitudine punk che non l’ha mai davvero abbandonata. La follia, il carattere e quella ricerca continua di una libertà spasmodica e, probabilmente inarrivabile, si avverte alla perfezione in un lavoro che non sarà più arrabbiato con il mondo, ma che dà uno spaccato importante sulla personalità di colei che lo ha partorito.
Eve Libertine – Sea
Grazie alla dea del punk Eve Libertine, lo spirito beatnik e quello punk si fondono dentro il suono dell’oceano.