Nuova proposta discografica di Effenberg (Stefano Pomponi all’anagrafe) dopo quella d’esordio, “Elefanti per cena”, del 2017. Effenberg è uno degli esponenti del nuovo pop-cantautorato italiano, un genere spesso caratterizzato dai toni soffusi e dalla levità della forma, denso quasi sempre degli effetti delle nuove strumentazioni tecnologiche, tendente altresì, e non di rado, all’hip-hop e dotato a volte di contenuti poetici che raccontano storie personali e profonde e della quotidianità come percepita dall’autore. “Il cielo era un corpo coperto” (questo il titolo del CD di Effenberg), che comprende dieci nuovi brani dell’artista toscano per un totale di ascolto musicale pari a circa quaranta minuti, è uscito per Curaro Records – Audioglobe (gli aspetti promozionali sono curati da A Buzz Supreme) il cinque di Aprile u.s..
Sono assai intime le songs di questo CD e scandagliano nel più profondo dell’animo del loro artefice (tutti i brani dell’album – parole e musica – portano la firma di Effenberg), gradevoli all’ascolto (una considerazione a latere: la riproduzione e l’ascolto notturno di questi pezzi, magari quando siete alla guida della vostra auto, mi è parsa condizione ottimale d’ascolto perché consente di prestare maggiore attenzione allo svolgersi della parte musicale e al significato delle parole e quindi complessivamente di apprezzare meglio l’album), leggere leggere (che in questo caso non significa banali).
In occasione dell’uscita del suo album precedente Effenberg ha sostenuto che il suo progetto è intimo, disgraziato, fuori moda. Ebbene, a nostro avviso quest’ultimo CD, pur proseguendo sul solco dell’intimità dei brani e apparendo qua e la venato da accenti malinconici, ben lungi dall’essere “fuori moda” mostra invece di rispecchiare fedelmente uno stile particolare: quello, non privo di interesse, cui appare conformata la musica effenberghiana.
Effenberg – Il cielo era un corpo coperto
Effenberg è uno degli esponenti del nuovo pop-cantautorato italiano. Il suo nuovo disco è molto originale