Sound&Vision

Duran Duran @ Circo Massimo

Scritto da Chiara Lucarelli

Glam, nostalgia e un pizzico di 007 sotto il cielo di Roma

Roma, 16 giugno. Il Circo Massimo, eterno teatro di passioni collettive, si è trasformato per la seconda volta (la prima il giorno precedente) in un dancefloor a cielo aperto. Sul palco più importante dell’estate romana, una delle band simbolo degli anni ’80: i Duran Duran. A quasi cinquant’anni dall’inizio della loro carriera, Simon Le Bon e compagni dimostrano di avere ancora quella strana alchimia capace di fondere pop, glamour e un tocco di futurismo mai fuori moda.
In apertura, Jack Savoretti ha scaldato l’atmosfera con un set elegante e misurato, perfetta intro emotiva prima dell’ondata synth-pop che sarebbe seguita. Con la sua voce calda e uno stile da balladier contemporaneo, ha conquistato il pubblico senza strafare.
Alle 21:30, è il momento dei Duran Duran. L’intro di Velvet Newton sfuma come una visione spaziale, poi l’esplosione: Night Boat e The Wild Boys rompono il silenzio con la precisione di un colpo di scena hollywoodiano. La band suona compatta, professionale, ma non priva di cuore. Simon Le Bon, in forma smagliante, gioca con il pubblico romano, alternando sorrisi e movenze da rocker consumato.
Il momento 007 arriva puntuale: l’attacco orchestrale di A View to a Kill si fonde con l’intro classica di James Bond, sollevando un’ovazione. Nonostante qualche incertezza vocale di Le Bon sulle note più alte, il pubblico — trasversale, tra nostalgici degli anni ‘80 e nuovi adepti — è già conquistato.
Tra le sorprese della serata spiccano Invisible, che suona sorprendentemente potente dal vivo, e Super Lonely Freak, ibrido riuscito tra passato e presente. Le immagini sul maxischermo giocano con l’estetica cyberpunk e vintage, unendo l’immaginario retrò dei Duran Duran con un futuro mai davvero arrivato.
C’è spazio anche per momenti intimi: Ordinary World e Come Undone rallentano il tempo, accendendo migliaia di torce sugli smartphone. Poi si riparte con una raffica finale da manuale: Planet Earth, The Reflex, Girls on Film (con incursione in Psycho Killer dei Talking Heads) e un’emozionante Save a Prayer, cantata in coro da tutta la platea. La chiusura con Rio è pura liberazione: un inno alla leggerezza, tra sax scintillanti e lustrini virtuali.
Una serata spettacolare, in cui i Duran Duran non si sono limitati a celebrare il passato ma hanno ricordato a tutti i presenti, ancora una volta, perché continuano a far parte del presente.

About the author

Chiara Lucarelli

Sono nata a Roma e cresciuta coltivando contemporaneamente diverse passioni: la musica, il teatro, la fotografia, i viaggi ed il cinema.
Dopo aver trascorso svariati anni spaziando dall’una alle altre in maniera alternata, ho trovato infine una modalità che mi permettesse di coniugarle tutte in contemporanea, quella della fotografia musicale, di spettacolo e performance artistica in senso più ampio.
Mi occupo di live report di concerti, teatro, interviste e ritratti.

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