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Drop Duchy, recensione: c’era una volta Tetris

Scritto da Tommaso Cardia

Dopo aver giocato parecchie ore a Drop Duchy, è arrivato il momento di parlare di questo simpatico roguelite basato su Tetris (e non solo)

Drop Duchy è il nuovo gioco di Sleepy Mill Studio, studio indipendente che è stato capace di portare un ottimo titolo roguelite con elementi presi dai generi più disparati, come puzzle, deck building e gestionale.
Di per sé il gioco non è particolarmente complesso, e le 5 diverse modalità di difficoltà aiutano ogni giocatore a personalizzare l’esperienza di gioco in base alla sfida che preferisce. Nonostante le ispirazioni vengano da titoli estremamente semplici, il gioco è comunque stratificato e presenta diverse variabili in ogni partita, separata dalla precedente in tutto e per tutto, pur lasciando comunque un senso di continuità e progressione grazie alle missioni secondarie che sbloccano nuovi archetipi di mazzi, nuove carte e nuove meccaniche.
Le carte si dividono in edifici, sia militari che civili, atti al reclutamento di truppe o alla raccolta di risorse, ognuna con un effetto unico. Inoltre, ci sono carte speciali chiamate “tecnologia”, che conferiscono effetti passivi permanenti alla partita in corso, a vantaggio del giocatore (o svantaggio, se inserite nel mazzo sbagliato). Il gioco non costringe mai ad una strategia: è possibile affrontare ogni modalità come si preferisce, anche se chiaramente giocando sarà più facile capire quando una carta è migliore di un’altra, e quando invece conviene scartarla per mancata sinergia con il resto del mazzo.

Giochi di questa tipologia, incentrati su brevi partite dalla durata di circa mezz’ora l’una (qualora portate a termine) e divise in 3 fasi di uguale durata e difficoltà saliente, non sono certo originalissimi oggi: basta farsi un giro su Steam o qualsiasi store digitale per vedere la quantità di titoli roguelite rilasciati. Tuttavia, è raro vedere un gioco così ben pensato unire elementi di generi che, apparentemente, sono molto distanti e che sorprendentemente si sposano bene tra loro.
Il gioco trae forte ispirazione non solo dal classico Tetris, il videogioco russo che ha fatto la storia del medium e che tutti conosciamo, ma anche da storiche saghe gestionali, in particolare Age of Empires, e meccaniche di deck building alla Slay the Spire. Il tutto unito in maniera originale e mai forzata, creando qualcosa di nuovo di cui, inconsciamente, sentivo la mancanza: Drop Duchy è divertente, e mai avrei pensato di divertirmi così nel 2025 con un gioco basato su Tetris, che ad oggi non è certo l’ultimo grido, sebbene non sia invecchiato male.

Se quindi promuovo il gioco per quanto riguarda la componente creativa e ludica, una nota negativa devo purtroppo lasciarla verso la longevità. Un titolo roguelite simile richiede generalmente molte ore prima di diventare ripetitivo, ma Drop Duchy contiene un numero piuttosto limitato di opzioni alternative e contenuti sbloccabili, tanto che in circa 30 ore ho completato tutto ciò che il titolo ha da offrire e le partite, adesso, si somigliano un po’ troppo. Una volta compresi i giusti meccanismi del gioco, non ha fondamentalmente senso cambiare strategia, dal momento che una in particolare risulta molto più performante delle altre e migliore sotto ogni aspetto, rendendo controproducente e disincentivando il cambio di mazzo. Avrei gradito una maggior componente di casualità nelle diverse run, magari grazie a una quantità più vasta di carte, a più archetipi base da cui partire (e bilanciati meglio, senza essere solo un miglioramento l’uno dell’altro), a un sistema di gioco un po’ più stratificato e con un sistema di missioni maggiormente complesse, che richiedessero un approccio specifico.

Mi rendo conto che 30 ore non sono poche in assoluto, ma lo diventano in relazione al genere, laddove altri titoli competitor diretti possono divertire per centinaia di ore senza mai risultare ripetitivi, e nessuna componente creativa e ludica di Drop Duchy si pone d’ostacolo per una maggior varietà e longevità. Chissà che il titolo non possa venire aggiornato in futuro; per ora, però, risulta un po’ limitato.

Nel complesso, comunque, consiglio questo titolo agli appassionati di giochi roguelite basati sulle caratteristiche di cui ho parlato, o magari a chi è alla ricerca di un sistema di gioco dal sapore nuovo e che dà spunti creativi decisamente interessanti. Paragonato ad altri titoli indie usciti quest’anno, come il meraviglioso Blue Prince, non regge il confronto, ma rimane un gioco sopra la media e un innovatore nel genere.

Ad oggi, Drop Duchy è a mio avviso la naturale evoluzione di Tetris e un tentativo riuscito di aggiornare una forma di gioco puramente arcade con elementi più moderni.

About the author

Tommaso Cardia

Nato a Bracciano (Roma) nel 2003, sono cresciuto immerso nel mondo dei videogiochi fin da piccolo, con una forte passione per il giornalismo e il mondo della critica.
Amo la creatività, l'arte, l'impronta autoriale e la libertà, e mi piace spaziare tra tutti i generi videoludici e media artistici.

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