Il 2012 è un anno sicuramente importante per la musica “made in Firenze”. Dopo il ritorno dei Litfiba con “Grande Nazione” è la volta dei Diaframma che hanno pubblicato Niente di Serio, uno dei capitoli meglio riusciti della loro carriera. A dispetto dei “cugini” Litfiba i Diaframma hanno fatto della coerenza e dello stile un proprio credo diventando una istituzione nell’underground musicale italiano.
La band, creatura di Federico Fiumani, si presenta sul palco del Karemaski di Arezzo con l’oramai collaudata formazione a tre chitarra – basso – batteria. Luca Cantasano e Lorenzo Moretto (tra i migliori batteristi in circolazione) accompagnano l’istrione Fiumani in camicia celeste ed in gran spolvero. Il leader inizia subito sparando due classici che scaldano il pubblico, fedele zoccolo duro presente in ogni concerto della band: “La mia vita con una dea” e “L’Odore delle rose” riportano la mente ad i fasti di “Anni Luce”, il disco con la copertina in stile “Freewheelin” di Bob Dylan, non a caso un punto di svolta nella carriera di Fiumani che ha unito alle note “wave” uno stile fedele ad alla migliore tradizione cantautoriale italiana.
I pezzi dell’ultimo album si difendono bene e, a loro modo, sono già dei piccoli classici, vedendo la reazione del pubblico che si entusiasma per l’introspettiva “Madre Superiore”, si scatena in “Niente di Serio”, e partecipa emotivamente allo show di Fiumani che urla, lancia slogan, salta, omaggia Tom Verlaine con quella “Fender” bianco – nera che esalta le code strumentali con assoli che vorresti non finissero più. Basso e batteria accompagnano senza intoppi l’esibizione del vocalist e l’ambiente si scalda presto. Si continua così tra problemi di cuore citati in “Io sto con te ma amo un’altra” e omaggi tumultuosi al gentil sesso elencati in “Diamante Grezzo” e “Labbra Blu” tratta da “Il Ritorno dei Desideri”, altro capitolo discografico fortunato nella carriera della band.
Nel finale, a gran richiesta, entrano i classici, quelli della genesi new – wave. E allora dentro con le pietre miliari di “Siberia” tra cui spicca un “Amsterdam” con il gas spalancato. Si va avanti con “Spazi Immensi” in cui ritorna in mente il tono baritonale di Miro Sassolini, un tempo voce dell’anima di Federico Fiumani. La febbre sale con “Blu Petrolio” che si infiamma con quel “padrone vieni a prendermi” che rimbomba in tutto il locale. Gli accordi diventano simbiosi con le parole; il concerto si chiude con Federico che urla “distruggi il futuro” e ci si rende conto che il tempo non è mai passato per Fiumani. Il ciuffo è diventato grigio, il talento è sempre lo stesso. Onore e lunga vita al padrino della new – wave italiana.