Interviste

Di Viola Minimale, Intervista

Scritto da Caterina Lucia

“L’approssimazione è sinonimo di perdita. La superficialità abbassa il livello culturale. La velocità può indurre all’approssimazione e alla superficialità e questo non ci piace.”

Dopo quasi due anni, la band ragusana Di Viola Minimale, torna sulle pagine di SOund36 e in radio con interessanti novità.
Se l’arte, nella sua declinazione più nobile, risulta sfuggire alla pandemia lo stesso non si può dire dell’industria discografica, messa in ginocchio dai tour mancati e dalle uscite posticipate che non possono essere compensati dalle pur nobili iniziative online.
I DVM non si sono scoraggiati e ci hanno raccontato in questa intervista la loro idea al riguardo.

Ciao Ragazzi, bentornati sulle pagine di SOund36 Mgazine. L’ultima volta che site saliti a bordo del nostro magic bus abbiamo raccontato il vostro EP “La Dinamica Degli Addii”. Di Viola Minimale è un progetto attivo dal marzo del 2004, parliamo un po’ del vostro percorso artistico…
Ciao! Che bello è ritrovarvi..
È vero: siamo attivi dal 2004 e di questo ne siamo veramente orgogliosi.
Il nostro percorso artistico, almeno sino ad adesso, è stato totalmente libero; nel senso che ci autoproduciamo al 100% e ci lasciamo indirizzare solo dalle nostre decisioni e dai feedback ricevuti dalle persone che ci stanno accanto e ci seguono.
Abbiamo sempre scritto testi in Italiano e dato importanza al “perché di ciò che facciamo”. Credo che questo aspetto si rispecchi anche nella musica e negli arrangiamenti.

Negli ultimi anni avete sperimentato nuove soluzioni stilistiche ed avete musicato anche lo spettacolo teatrale “PIVOT-pagine di guerra”, diretto da Cristina Gennaro. Quanto è difficile trovare la propria identità per una band alternativa come la vostra?
Per noi, la difficoltà non consiste nel trovare la nostra identità, bensì è più complicato trovare degli spazi validi e adatti ad una band alternativa come la nostra. La sperimentazione di nuove soluzioni stilistiche, per noi, è linfa vitale. La mancanza di spazi, invece, è veramente molto triste. Fortunatamente, viviamo tutto questo con molta serenità e riusciamo a portare avanti il progetto, già da circa quindici anni.

La cosa che più spicca nell’ EP, come ho scritto nella recensione, è un sound sfaccettato. Avete lavorato molto per rendere il vostro suono personale, oppure vi è venuto naturale?
Assolutamente tutto naturale e spontaneo! Tuttavia, ne “La Dinamica degli Addii” abbiamo omesso un bel po’ di brani, lasciando solo quelli con un carattere più forte, ciascuno diverso dall’altro. Sicuramente, questo ha contribuito al risultato finale a cui fai riferimento. Inoltre, siamo tutti “maniaci” del suono e delle sfumature, compreso Carlo H. Natoli che contribuisce al risultato finale con il suo missaggio/mastering.

Dopo quasi due anni tornate con l’uscita di tre nuovi singoli esclusivamente online e sugli store digitali. Radionuclidi Sentimentali è il primo singolo. Come mai questa scelta?
Ti ringrazio per questa domanda che ci permette di far conoscere il nostro programma.
Dall’uscita de “La Dinamica degli Addii” (08 dicembre 2018), abbiamo continuato la nostra attività di scrittura e arrangiamento di brani nuovi. Nel frattempo il Covid 19 ci ha obbligati a casa (o quasi), offrendoci la possibilità di dedicarci ulteriormente alla composizione. Il risultato è stato un discreto numero di brani di cui stiamo realizzando il missaggio e, man mano, stiamo pubblicando, singolarmente, a partire dal 13 novembre 2020.
Il primo singolo pubblicato è stato, appunto, “Radionuclidi Sentimentali”.
Il secondo, “Giocattoli (Stanchi) Russi” (04 dicembre 2020).
Un terzo singolo sarà pubblicato il 31 dicembre 2020. Poi, ancora uno a gennaio 2021 e altri ne arriveranno sino a quando non decideremo di chiudere questa produzione.
Il passo successivo sarà raccogliere tutti questi singoli brani pubblicati, in un unico album (ipotizziamo appena prima dell’estate 2021 o subito dopo). L’aspetto (per noi) interessante è che ogni singolo brano pubblicato ha una propria identità e, quindi, una propria storia, una propria copertina realizzata ad hoc da Alessandro LaCognata. Abbiamo iniziato a coinvolgere Alessandro sin dai primi provini di questi brani, discutendo molto sui pensieri e sui testi di essi. Stiamo lavorando, stratificando emozioni e pensieri in musica ed immagini. Insomma, ci stiamo divertendo parecchio.

Qual è la genesi di questi tre singoli? Avete in programma un nuovo album?
La genesi di tutti i brani di questa nuova produzione è molto simile a quella che caratterizza un po’ tutti i brani dei Di Viola Minimale ovvero, fotografare un momento o una situazione attuale.
Nello specifico, ad esempio, in “Radionuclidi Sentimentali” si sovrappongono due situazioni abbastanza forti che hanno cambiato la vita di molte persone.
In Giocattoli (Stanchi) Russi c’è un continuo alternarsi di immagini delle due stesse situazioni presenti nel brano precedente, ma con punti di vista diversi.
Puoi comprendere che la genesi dei nostri brani non è esattamente rapida e immediata (ride). Ma è solo l’inizio! Poi, si continua con la definizione del testo, della musica e degli arrangiamenti.

Siamo nell’epoca delle cose veloci. Per certi versi c’è meno attenzione rispetto al passato ad approfondire, ad ascoltare con calma la musica. Perché secondo i Di Viola Minimale è ancora importante proporre una certa visione alternativa della musica?
Semplice: perché proponiamo musica alternativa!
A parte gli scherzi, ci siamo adattati discretamente alle nuove filosofie sociali (credo che non ci siano alternative) tuttavia, siamo cresciuti in contesti e in un periodo storico in cui si approfondiva molto. Per noi approfondire è fondamentale. L’approssimazione è sinonimo di perdita. La superficialità abbassa il livello culturale. La velocità può indurre all’approssimazione e alla superficialità e questo non ci piace. Non ci piace quando si confonde la reattività e proattività con velocità fine a se stessa. Inoltre questa “epoca delle cose veloci” (come giustamente la definisci) si porta dietro un approccio esclusivamente applicativo, quindi poca attitudine al pensiero!
È pur vero che approfondire, in certe situazioni, potrebbe risultare inopportuno e quindi siamo i primi a capirlo e ad adattarci (almeno ci proviamo), ma visto che la nostra unica ambizione è (ri)lasciare la nostra arte, allora deve rispecchiarci.

Grazie per essere saliti nuovamente a bordo di SOund36, a voi la parola per chiudere questa intervista.
Grazie a Voi per averci accolto nuovamente nella vostra splendida realtà di SOund36. Siamo molto contenti di aver stuzzicato la Vostra attenzione. Ci piace il Vostro modo e livello di informazione, quindi siamo onorati di questo scambio!
A presto!!

 

About the author

Caterina Lucia

Ribelle, testarda e con un animo fortemente punk. Sempre alla ricerca della bellezza, sono amante della musica, dell’arte, della poesia e del caos. Guardo oltre le apparenze, mi riconosco nei particolari impercettibili. La scrittura è una necessità per dissestare i miei pensieri.

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