Come si comincia la recensione di un album che non dovrebbe essere recensito, ma solo comprato, ascoltato e riascoltato!?! È questa la domanda che mi sono posto dopo il primo, il secondo, il terzo…. ascolto di Ballet. A dire il vero, una risposta vera e propria non c’è. Artisti come il trombettista Cuong Vu e il chitarrista Bill Frisell non avrebbero bisogno di presentazioni o recensioni, ma, in un panorama complesso e narcotizzato dai grandi media come il nostro, diventa quasi un obbligo, oltre che un piacere, scriverne.
A beneficio dei più giovani e dei meno informati, mi limiterò solo a ricordare che i due sono mostri sacri e non aggiungo altro, per non scadere nella retorica. L’album, tra i più belli che ho ascoltato quest’anno, è la registrazione della seconda e ultima serata dedicata alla musica di Michael Gibbs, due serate volute da Bill Frisell e svoltesi presso l’Università di Washington.
I due, accompagnati da Luke Bergman al basso e Ted Poor alla batteria, entrambi membri del 4TET di Vu, ci regalano cinque reinterpretazioni, che definire strepitose è poco. Apre la title track Ballet che, con suoi abbondanti otto minuti, esalta non solo le capacità dei singoli, ma anche l’equilibrio e la sinergia dei quattro: belli gli assoli, stupendo il dialogo tromba/chitarra. La successiva Feeling and things, con le sue atmosfere malinconiche evocative, resta la mia preferita.
Un album che, come avrete capito, si candida ad essere uno dei miei preferiti del 2017 e che non poteva non portare il marchio RareNoiseRecords. Lo scriviamo da anni, e rischiamo ogni volta di ripeterci, ma è impossibile non lodare la lungimiranza e la qualità della Musica proposta.
Cuong Vu 4tet – Ballet
in un panorama complesso e narcotizzato dai grandi media come il nostro, diventa quasi un obbligo, oltre che un piacere, scrivere su questo Album