Sound&Vision

Cristiano De Andrè @ Anfiteatro Camerini

Scritto da Francesco Bettin

Cristiano va a riprendere alcuni dei brani più significativi , “con un vestito nuovo”, per portarli ancora sul palco all’ascolto del pubblico

Le canzoni di Fabrizio De Andrè non passeranno mai, su questo ci potremmo quasi scommettere: troppo attuali, anche perché quando sono state scritte, decenni fa, hanno sempre anticipato i tempi e gli avvenimenti. Tanto meglio se ancora vengono portate sul palco, da qualche anno dal figlio Cristiano, ottimo plurimusicista (violino, chitarre, pianoforte), instancabile ed energico, com’è in questo suo tour 2024. Che è riassuntivo di cinque album dal vivo già pubblicati, per il meglio della produzione di Faber, e si chiama De Andrè #De Andrè Best of Live Tour.
In pratica Cristiano va a riprendere alcuni dei brani più significativi , “con un vestito nuovo”, per portarli ancora sul palco all’ascolto del pubblico. Riuscendo, ecco la forza dei De Andrè padre e figlio, a catturare nuove generazioni per temi e note sviluppate con brani che risultano immortali, e non è retorica.
A Piazzola sul Brenta, nelll’ambito del Piazzola Live Festival, il concerto del “giovane” De Andrè che ha chiuso la manifestazione è energico, vigoroso, è un piacere ascoltarlo e constatare la sua piena forma, accanto a quattro musicisti di assoluto livello. Osvaldo Di Dio, chitarre, Davide Pezzin, basso, Ivano Zanotti, batteria e percussioni e Luciano Luisi, tastiere. Con la luce ancora al naturale si esibisce il chitarrista Davide Repele, che per una ventina di minuti propone il suo sound acustico, tra qualche cover e pezzi blues, giustamente apprezzato.
Poi inizia la kermesse deandreiana, 24 brani in scaletta (compresi tre bis, l’ultimo dei quali, “La canzone dell’amore perduto”, incanta) uno dietro l’altro, con qualche aneddoto e qualche Faberpensiero (ma anche quelli di Cristiano, naturalmente, e di Don Gallo, mai dimenticato prete di strada): “Un viaggio nella musica e nella poesia di mio padre, a 25 anni di distanza dalla sua morte”, introduce subito il musicista genovese.
Un percorso fatto di coerenza, dove ha anche insegnato “che non ci sono poteri buoni e solo l’amore per il prossimo, la compassione ci possono salvare”. Per quanto collaudate e ben conosciute le canzoni di De Andrè, Fabrizio, (solo quelle perché Cristiano non accenna a nessuna delle sue) esaltano chi le canta e suona, con gli spettatori che già saltano al ritmo delle più movimentate. E’ un susseguirsi di grandi brani (praticamente impossibile non apprezzare De Andrè…): “Megu megùn”, “Ho visto Nina volare”, “ A cimma”, “Don Raffaè”, “Se ti tagliassero a pezzetti”, passando per alcuni classici di un tempo come “Verranno a chiedert del nostro amore”, “Canzone del padre”, e “Nella mia ora di libertà”, veri capolavoro come del resto “Amico fragile”, altro triplo salto carpiato verbale di magnifica esecuzione, che lascia spazio ad assoli di chitarra elettrica e violino.
Colpisce, tra il pubblico, e solo in certe zone, la classica maleducazione imperante, ovvero il desiderio assoluto di immortalare attraverso telefonini e tablet, generando luci e impedendo la perfetta visione ad altri spettatori, ma tant’è, siamo in un’epoca strana. Cristiano ricorda il suo iniziale rapporto con Fabrizio, che avrebbe voluto vederlo diventare veterinario, fino ad arrendersi ed esserne fiero. Ricorda come i due si sono capiti e amati una volta rotta questa barriera. Ad assistere a tutto ciò prevalentemente un pubblico di mezza età, qualche giovanissimo (forse qualcuno in più di quelli che mi aspettavo), qualche  ex sessantottino attempato. “Don Gallo diceva che i Vangeli sono cinque, i quattro classici più quello di mio padre”, racconta Cristiano, e alcune canzoni hanno infatti una forza straripante come “Il testamento di Tito”, ad esempio, brani che non sentono  il loro tempo, anzi, sono più che mai di piena attualità, come ricordato prima. L’ultima parte del live lascia spazio ad arrangiamenti diventati più roccheggianti per canzoni come “Volta la carta”, “Quello che non ho”, “Fiume Sand Creek”, “Il pescatore”, per chiudere, come accennato con un vibrante, intimo momento con “La canzone dell’amore perduto”, che accende speranze e cuori nonostante un mondo che vive momenti complicati.

CRISTIANO DE ANDRE’  –  De Andrè #De Andrè Best of Live Tour  @Anfiteatro Camerini, Piazzola sul Brenta (Padova)      
 27 luglio 2024
Si ringraziano l’ufficio stampa di Zed Live e Piazzola Live Festival per la cortese disponibilità – produzione tour Trident Music

Credits foto: Tutte le foto sono di Roberto Fontana

 

www.cristianodeandre.it

https://www.facebook.com/crisdeandre/

https://www.instagram.com/cristianodeandre_official/

https://www.facebook.com/zedlive

www.tridentmusic.it

 

CRISTIANO DE ANDRE’ –  Piazzola sul Brenta, Anfiteatro Camerini 27.07.2024

Scaletta del 27.07.2024 a Piazzola sul Brenta

Megu Megùn

‘A cimma

Ho vista Nina volare

Don Raffaè

Se ti tagliassero a pezzetti

Smisurata preghiera

Verranno a chiederti del nostro amore

Canzone del padre

Nella mia ora di libertà

Bocca di rosa

Amico fragile

Canzone di Marinella

Disamistade

Andrea

La cattiva strada

Un giudice

Il testamento di Tito

La collina

Volta la carta

Quello che non ho

Fiume Sand Creek

 

BIS

Creuza de mä

Il pescatore

La canzone dell’amore perduto

 

About the author

Francesco Bettin

Francesco Bettin nasce a Bassano del Grappa (Vicenza) nel 1962. Articolista dal 1980, comincia scrivendo e collaborando con quotidiani e riviste locali, formandosi in seguito prevalentemente su critica teatrale, esercitando anche quella cinematografica, qualche volta. Successivamente inizia a scrivere, sempre per diverse testate, anche online, di musica, facendo recensioni. Numerosissime sono le sue interviste pubblicate, da Monica Guerritore a Alessandro Haber, da Cristiano De Andrè a Laura Morante, Claudia Gerini ecc. Anche sul suo sito, olimpiainscena.it , scrive e pubblica, divulgando anche con mailing list, numerosi articoli, recensioni e interviste sia di teatro che di musica, assieme a un gruppo di fidati collaboratori. Pur avendo i requisiti non ha mai voluto diventare giornalista pubblicista.

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