Sulla musica

Cielo sulla Palude – Musica di Antonio Veretti

Scritto da Annalisa Nicastro

Capitolo 2.1 (parte 15) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i “maggiori”, fra tradizione ed innovazione.
Cielo sulla palude (’49) di Augusto Genina; musica di Antonio Veretti

Capitolo 2.1 (parte 15) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i “maggiori”, fra tradizione ed innovazione.
Cielo sulla palude (’49) di Augusto Genina; musica di Antonio Veretti

E’ giorno di festa nel paese vicino, c’è la fiera e i contadini vi si recano per vendere i frutti del loro lavoro. Così, anche Maria e il padre lo stanno raggiungendo su un carretto, guidato dagli altri contadini con cui convivono. L’atmosfera è estremamente rilassata, splende un bellissimo sole e i contadini davanti stanno intonando una graziosa e disincantata canzoncina popolare che parla di “stare attenti alle vigne”. Maria, poi, esulta di felicità quando in lontananza scorge il mare che non ha mai visto in vita sua, subito sedotta dalla sua immensità.
Al paese, dopo la messa, Maria vede Alessandro, il giovane figlio dello scorbutico contadino che li ospita, e gli chiede di portarla al mare, senza sapere che sarà proprio lì che Alessandro verrà assalito da quell’incipiente insana passione, la quale si trasformerà in omicidio. Intanto il padre di Maria, non sentendosi bene, va dal dottore che gli dice di ricoverarsi subito perché ha la malaria. Al ritorno, la situazione è del tutto contrapposta all’allegria della mattina. Il cielo ha riacquistato quel suo volto scuro, il contadino che guida, il padre di Alessandro, è completamente ubriaco e sta cantando malamente una canzone popolare molto triste, Maria dorme e suo padre, non avendo voluto andare all’ospedale, si sente malissimo e sta per morire. Si fermano, lo adagiano per terra e vanno ad avvertire sua moglie, lasciandogli vicino la buona Maria. Vediamo, così, l’ultimo colloquio fra il padre, che si lamenta di lasciare da sola la propria famiglia nel momento in cui serve proprio la sua presenza nel lavoro, e la figlia, piangente, che non vuole ch’egli muoia. E’ una scena molto toccante e la musica è quella che abbiamo sentito accompagnare le peregrinazioni della famiglia Goretti; essa acquista qui un aspetto ancora più tenebroso, quasi di marcia funebre (ed infatti i timpani scandiscono lentamente l’incedere funereo della musica), caricato inoltre dall’inserimento nel tessuto musicale delle terribili campane che suonano “a morto”, mentre vediamo Maria che piange e prega disperata sul corpo senza vita del padre, circondati dalle terribili e sinistre paludi. Intanto il tempo passa, Maria ha ormai 12 anni e deve fare la comunione. Così prende a frequentare il corso di catechismo, dove conosce una ragazza che gli dice che fare cose contro il Signore significa compiere peccato mortale, ma intanto la ragazzina, molto sveglia, va ad amoreggiare con i ragazzi. Di tutto questo l’ingenua Maria resta turbata, perché ella non vuole far nulla contro il buon Signore. Ma questa sua pur giusta intransigenza la porterà alla morte.
Vediamo Alessandro e Maria che stanno seminando sul campo, coronati da una musica che contrasta col volto felice della ragazza, ma che ben si adagia sulla furente intenzione carnale di Alessandro, il quale non può più resistere, la vuole ad ogni costo. La musica va via via incupendosi, seguendo puntualmente gli sguardi fra i due: Maria non riconosce più il suo amico, vede in lui qualcosa di malefico, diabolico, e cerca di divincolarsi dalla sua stretta, dal suo tentativo di baciarla e giacere nel piacere con lei. Ora, l’orchestra esplode, sfogando nella violenza delle immagini quella tensione psicologica che aveva creata, usando accordi dissonanti che si muovono su un ritmo puntato e concitato che si affievolisce solo quando un pastorello li blocca chiedendo loro la strada per Conca. Ma altri tentativi di aggressione saranno compiuti, caricati sempre dalla stessa musica che esplode nel caos per poi sgonfiarsi di botto, perché un terzo giungerà a salvare sempre Maria dalla sua dissacrazione.
Qui certo sentiamo un piccolo annuncio totalmente avanguardistico col quale Veretti si avvicina a quell’evoluzione stilistica cui aderirà pienamente solo nel ’50, stabilizzando le proprie composizioni sulla musica dodecafonica.

[box]Segue nel prossimo numero! Tratto dalla Tesi di Gianluca Nicastro La musica nel cinema del dopoguerra italiano[/box]

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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