Capitolo 2.1 (parte 15) I musicisti cinematografici del dopoguerra: i “maggiori”, fra tradizione ed innovazione.
Cielo sulla palude (’49) di Augusto Genina; musica di Antonio Veretti
La stessa musica li accompagna nella loro triste peregrinazione verso Conca, vicino a Nettuno, dove il lavoro dovrebbe esserci. Arrivati qui, il fattore li porta direttamente dal conte, proprietario terriero, per fargli confermare che lì il lavoro non c’è; ma interviene, mossa a compassione, la contessa che li rassicura mandandoli nella cascina, dove lavoreranno e convivranno con altri contadini.
Vediamo le immagini della cascina che si staglia sempre su un cielo fosco; all’ interno c’è un contadino ubriaco, con un fiasco in mano che si aggira nella grande stanza e si blocca, adirato, nello scorgervi i panni stesi che denunciano la presenza di estranei.
La musica, qui, si presenta in maniera molto forte, con una composizione che inizia con delle armonie (costituite da note lunghe ) eseguite dagli ottoni e dove, non appena esse tacciono, intervengono le rapidissime armonie degli archi, con un movimento che fa pensare a delle violente falciate. Questa idea è di stampo tipicamente neoclassico nell’ uso delle tematiche orchestrali basate sulle armonie.
A tutta prima, però, la scena non sembra ben corrispondere alle tragiche premonizioni che la musica qui evoca, ma che trovano conferma solo dopo, nello svolgersi drammatico che colpirà la famiglia Goretti in quella cascina. Dopo aver trovato un accordo non facile con gli altri contadini che già si trovano lì, tutta la famiglia Goretti si rimbocca le maniche e comincia il tremendo lavoro della bonifica dei campi loro concessi, senza la quale non possono essere coltivati, con l’ avvilente rischio di poter prendere la malaria ad ogni momento.
Vediamo Maria giungere su una barchetta, a dare il cambio alla madre che sta vangando il terreno insieme al marito. Maria, mentre si avvicina, sta cantando una ninna nanna popolare, nonostante abbia già dovuto guardare i propri fratelli e ora debba lavorare ulteriormente. L’ orchestra della musica esterna l’ accompagna e, volutamente, fa risaltare la stonatura della sua voce, facendoci sentire l’ estrema fatica alla quale una bambina di appena 10 anni è obbligata a sottostare. La vediamo porgere ristoro al padre stanco dandogli un po’ di vino; quando riprendono a lavorare, parlano dell’ importanza del Signore e delle sue leggi, ancora più per loro che sono poveri contadini e che non possono votarsi ad altri che a lui. Si genuflettono sulla terra e intonano una Ave Maria, guardando riconoscenti al cielo. E’ una tipica scena che ci informa sulla spiritualità e religiosità dei contadini e che lascia intendere, per la prima volta, la vocazione di Maria. Tutta questa scena è sottolineata da una musica perfettamente tradizionale, quale può essere quella romantica, dolce, serena, in tonalità maggiore ed è interessante notare come Veretti introduca il suono delle campane nel tessuto musicale, non appena padre e figlia si inginocchiano in preghiera. Certo, qui è più da lodare l’ introduzione delle campane che il tradizionalismo musicale, già fortemente espresso dall’ argomento delle immagini; ma è un tradizionalismo che si rivela, il più delle volte, una scelta quasi obbligata per i musicisti cinematografici d’allora, da cui solo pochi riescono a restarne alla larga.