News Quatsch

Camminare

Scritto da Laura Passeri

Rifiutare i cambiamenti e il nuovo, significava mantenere saldi i sani principi della tradizione, non impegnare il proprio pensiero. Immaginare, sognare, guardare oltre il proprio territorio era solo un’inutile perdita di tempo

Ultimamente, sempre più di frequente, risaliva furtivo dalla profondità dell’oceano buio. Era una cosa vietata, anzi vietatissima. E lui lo sapeva bene. Nessuno abbandonava gli abissi silenziosi e sicuri. Nessuno osava allontanarsi dagli anfratti rocciosi dove vivevano quelli della sua specie.
Ma non sapeva resistere, nelle notti di luna piena, nonostante gli occhi poco abituati alle luminosità, alla meraviglia del riflesso della luce sulle sue spesse squame blu. Soprattutto non sapeva resistere all’impulso di spiare le terre, le rocce, i pianori che emergevano e si estendevano a perdita d’occhio oltre la superficie dell’acqua.
Quando, pochi mesi prima, nuotando lentamente a pelo d’acqua, aveva casualmente scoperto che esistevano terre e montagne anche fuori dall’acqua, per poco non era svenuto dalla meraviglia, sopraffatto e impaurito dall’enormità della sua stessa scoperta.
Essere un buon Sarcopterigio significava rifiutare i cambiamenti e il nuovo. Significava mantenere saldi i sani principi della tradizione, non impegnare il proprio pensiero se non per nuotare e mettersi al tranquillo dentro una grotta. Immaginare, sognare, guardare oltre il proprio territorio, era non solo un’inutile perdita di tempo, ma poteva indurre un comportamento immorale e irrispettoso.
Sembrava che l’impegno maggiore di quelli della sua specie non fosse altro che ripetere a se stessi, con ostinata solennità, che appartenevano alla nobile stirpe dei Sarcopterigi, che non necessitavano di nessun cambiamento, che non avevano nulla da imparare e che quindi l’unica cosa sensata da fare non fosse altro che nascere e rimanere tali. Qualsiasi pensiero al di fuori del consueto, significava mettere a repentaglio la propria reputazione e avere un comportamento irreparabilmente pericoloso per se stessi e per la società.
Gli altri della sua specie dunque, neanche nei loro più audaci pensieri, avrebbero mai osato immaginare l’esistenza di terre emerse e quindi al povero pesce non restava altro che allontanarsi furtivamente dal controllo degli altri e spiare da lontano quel mondo nuovo e strano foriero di chissà quali meraviglie e avventure.
C’era un altro fatto che affliggeva i pensieri del nostro eroe: la maggior parte dei pesci delle altre specie, si muoveva ondeggiando, usando le pinne pettorali e dorsali principalmente come stabilizzatori. Loro invece, che appartenevano alla nobile stirpe dei Sarcopterigi, che non necessitavano di alcun cambiamento, nuotavano muovendo la pinna pettorale sinistra insieme alla pinna pelvica destra e la pinna pettorale
destra insieme alla pinna pelvica sinistra. Insomma un movimento in diagonale che sembrava completamente senza senso, visto che li condannava a nuotare in maniera lenta e goffa, quasi annaspassero invece di nuotare. Non solo, la forma delle pinne era carnosa e lobata e come se non bastasse era sostenuta da una unica struttura ossea invece che da raggi ossei come per gli altri pesci. Il nostro Sarcopterigio non poteva fare a meno di chiedersi se quelle buffe pinne non potessero essere sfruttate anche per fare altro.
Lo sappiamo tutti, più cerchi di allontanare certi pensieri, più questi ti bussano nel cervello e impregnano ogni cellula senza darti tregua. Il giovane Sarcopterigio non era da meno.
Aveva già individuato un lembo di terra emersa dove sembrava facile avvicinarsi senza correre pericolo di farsi male. Da giorni lo osservava cercando di memorizzarne bene le caratteristiche senza farsi sfuggire nessun dettaglio. Quella sera iniziò a nuotare verso la terra. Era sorpreso della sua audacia ma non poteva nascondersi che aveva paura e allora non faceva altro che ripetersi che non è sufficiente esistere ma che bisogna vivere e che vivere significa affrontare le possibilità di cambiamento. Si deve rinascere ogni giorno per cercare di sentirsi completi, conservando memoria del passato, ma cercando di diventare una versione rinnovata di se stessi.
Continuava ad avvicinarsi sempre di più a qual lembo di terra, tra pochissimo lo avrebbe toccato. Ecco era arrivato. Lo aveva fatto! Aveva toccato la terra emersa! Aveva sentito sotto la pinna anteriore destra il pietrisco della piccola spiaggia, umido delle onde dell’oceano.
Conosceva un solo modo per muoversi, quell’annaspare buffo muovendo un arto davanti alternato ad un arto dietro. Un colpo di pinne e poi un altro, anzi, sarebbe meglio dire: un passo e poi un altro.
Non stava nuotando. Stava camminando!

About the author

Laura Passeri

Questa sono io, parole fantasia e scienza

error: Sorry!! This Content is Protected !!

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Con questo sito acconsenti all’uso dei cookie, necessari per una migliore navigazione. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai su https://www.sound36.com/cookie-policy/

Chiudi