Comincia la lezione e la maestra di Yoga come ogni volta ci invita, durante la pratica, a non soffermarci sui pensieri, a lasciarli andare. Ci chiede di visualizzare il gesto di accompagnarli alla porta qualora si presentassero.
Un’ora di concentrazione sul proprio corpo e sulle posizioni da assumere senza pensare a nulla. Per me è impossibile ma ci provo.
Nel momento stesso in cui mi applico eccone uno, l’elenco della spesa che dovrò fare più tardi. Mi dispiace caro elenco ti devo accompagnare alla porta ma la porta di cosa? Immagino allora che il mio cervello dove quest’ultimo pensiero vorrebbe accomodarsi, sia come uno spazio grande, un tempio, una cattedrale con tante navate…mi sembra troppo pretenzioso, abbasso il tiro; mi basta un appartamento spazioso con tante stanze.
Quando il povero elenco della spesa si vede negato l’ingresso, a modo suo mi indica la quantità enorme di pensieri ammassati nella mia mente in maniera disordinata. Ha ragione sono tanti, troppi, accumulati negli anni e pronti a riemergere per distrarmi.
E mentre mi accingo a eseguire la sequenza del saluto al sole, penso…eh no, un altro pensiero! Da sola non ce la posso fare. Ci vuole qualcosa o qualcuno che mi aiuti a tenere lontana la fila di nuove idee, congetture e propositi che nel frattempo si è formata davanti alla porta immaginaria e cacciare via quell’ammasso informe di riflessioni, giudizi, malinconie e gioie depositate negli anni nel mio appartamento/mente.
Visualizzo allora un buttafuori, proprio uno di quegli omoni appostati fuori delle discoteche che controlla l’entrata. Lascio a lui il compito di accompagnare alla porta, prima gentilmente, poi con fare più aggressivo tutti questi pensieri così insistenti. Mentre incrocio le gambe nella posizione del loto, mi godo la scena, non è proprio delle più pacifiche, il buttafuori fatica non poco a snidare i pensieri più ossessivi incastrati sotto le porte, dietro i mobili, infondo agli armadi. Con energici spintoni tiene a bada le preoccupazioni per il futuro che si assembrano sulla soglia della mia mente o cerca di cacciar via i ricordi tristi più ostinati.
E’ quasi passata un’ora, nella pratica yoga è il momento del rilassamento, torno a immaginare il mio appartamento mentale, ora è vuoto, il mio immaginario buttafuori ha fatto un bel lavoro, le pareti sono bianche e tutto è in ordine, regna il silenzio.
Riapro gli occhi soddisfatta. La maestra si avvicina, mi dice che mi ha visto distratta, forse troppo presa dai miei pensieri che non mi permettono di concentrarmi sul ‘qui ed ora’. Incredula, non rispondo ma per un attimo chiudo gli occhi e scopro che tutti i pensieri sono di nuovo lì a bivaccare padroni dello spazio dentro il mio cervello.
E il buttafuori? Lo vedo, sfatto e malconcio, accasciato in un angolo. Pensieri ostinati! La prossima volta visualizzo un lanciafiamme.