Cerco un’immagine da visualizzare per la meditazione durante la pratica yoga. Il maestro suggerisce spesso una scena di volo. Sinceramente non mi piace, non riesco a immaginarmi con ali posticce mentre a chilometri di distanza dalla terra, sorvolo il mondo.
Percepisco un senso di gran solitudine, freddo e anche un po’ di paura, ipotizzo possibili incidenti e incontri spiacevoli con volatili di ogni genere, compreso il traffico intenso di aerei che solcano i nostri cieli. E poi ci sono le nuvole, così belle da osservare dal basso, con le loro forme strane, a volte familiari che ci incantano donandoci un senso di serenità e pace.
Doverle attraversare nel mio yogico volo mi inquieta non poco. Le nuvole così vicine le vedo come una popolazione aliena, rarefatta ma ben strutturata con caratteristiche individuali, precise, e soprattutto dotate di intelligenza e un linguaggio incomprensibile. Le immagino infatti mormorare al mio passaggio, come se fossero personaggi reali che incontro nella mia vita terrena.
La scienza ne ha catalogate diversi tipi, tra le quali quelle più basse, gli Stratocumuli, un gruppo di nubi grigio biancastro con grandi macchie più scure. Nel mio soliloquio visionario le percepisco scettiche e frustrate per la loro posizione sottomessa rispetto alle altre, più vicine a noi umani, le sento irridere la nostra condizione di bipedi affannati.
Indispettita prendo quota, sbattendo le mie ali fittizie, fino ad incontrare gli Altostrati, un raggruppamento di nuvole compatte che formano una copertura uniforme frapponendosi tra noi e il sole, solidali e dispettose, consapevoli del loro potere pronte ad interdire il nostro contatto con la stella più calda. Sono nuvole potenti, intimidatorie e poco empatiche con il genere umano. Nel mio viaggio pseudo dantesco e sulle tracce del povero Icaro, salgo più in alto e finalmente incontro i Cirri, un insieme di nubi dall’aspetto filamentoso, che fluttua leggero e pacifico al disopra di tutto.
Fantastico di arrivare a più di seimila metri di altezza dove si congela in una quiete irreale. I Cirri sembrano non curarsi della mia presenza, silenziosi ed evanescenti, danzano armoniosi e ieratici. Probabilmente non sanno neanche chi sono gli umani e non si domandano cosa siano quei minuscoli puntini che corrono da una parte all’altra di quel lontano pianeta. I Cirri non pensano, non osservano non giudicano ma godono della beatitudine celeste e della sua perfezione.
No caro maestro di yoga non visualizzerò il mio volo per la meditazione ma immaginerò una passeggiata su un prato verde e pieno di fiori. Intanto la lezione è finita, il tempo è fuggevole come le nuvole che nel frattempo il vento ha spazzato via lasciando il posto a un cielo pulito, terso e a un sole caldissimo, andrò a fare una vera passeggiata.
Cambi di Stagione – Nubi all’orizzonte
Nel mio soliloquio visionario le percepisco scettiche e frustrate per la loro posizione sottomessa rispetto alle altre, più vicine a noi umani, le sento irridere la nostra condizione di bipedi affannati

