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Blue Prince, recensione: meravigliosamente perso nel tempo

Scritto da Tommaso Cardia

Una recensione sul nuovo titolo indie rivelazione per il 2025, che ha innovato e rivoluzionato un genere in maniera eccellente

Era da diverso tempo che un nuovo videogioco non riusciva a coinvolgermi quanto Blue Prince, il nuovo titolo indie pubblicato da Raw Fury e sviluppato da Dogubomb.
Figlio di altri grandi nomi del genere puzzle come The Witness, riesce a portare una ventata di freschezza e a dare una sensazione che, personalmente, non mi ha fatto provare mai nessun altro titolo.
Blue Prince è un videogioco puzzle roguelite in cui, nei panni di un giovane erede, dovremo esplorare un’enorme e misteriosa casa alla ricerca di una certa stanza 46, nella quale c’è “qualcosa di importante”. A rendere incredibile il titolo è il sistema di progressione, che avviene effettivamente in due modi paralleli e dipendenti l’uno dall’altro.
Ogni giorno si hanno a disposizione 50 “passi”, e se ne consuma uno ogni volta che si entra in una nuova stanza, selezionata a scelta tra 3 opzioni pseudo-casuali, diverse ogni volta. Se quindi spesso ci si ritrova bloccati a causa della mancanza delle stanze che ci servono, esplorare le altre ci permette di raccogliere indizi per risolvere i macro-enigmi presenti nel gioco, che permettono poi di completarlo. Oltre a questo, è possibile anche sbloccare delle aggiunte permanenti al gameplay, che quindi poi facilitano l’esplorazione o aggiungono opzioni.
Detto così, sono sicuro di aver già trovato il vostro interesse, sembra un titolo leggero e divertente. In effetti lo è, ma c’è tanto altro: il gioco stesso vi chiede di fornirvi di un taccuino e prendere appunti, e fidatevi che sarà fondamentale farlo, in una vera e propria sfida con voi stessi che si protrae per tutta la vostra esperienza di gioco, formata da più giorni (che all’effettivo sono più run diverse). Ogni elemento nasconde un significato, un codice, una parola chiave o un simbolo che vi tornerà utile in un altro contesto, per giungere alla tanto agognata stanza 46 o per risolvere uno dei tanti altri misteri che il gioco vi metterà davanti.

Non voglio andare troppo oltre riguardo al contenuto del gioco, il resto dovete scoprirlo da soli. Il motivo per cui ritengo Blue Prince la prima grande rivelazione del 2025 è ciò che mi ha trasmesso: riuscire a risolvere enigmi così ben strutturati, svelare misteri grazie alle mie sole forze in un gioco che non ti porta mai per mano fino alla soluzione, riscoprire le capacità di giocatore affinate in anni di esperienza, è qualcosa di fantastico. Apprezzo sempre la volontà degli sviluppatori di rendere un gioco accessibile a chiunque, ma è bello anche ogni tanto trovarsi di fronte a un muro. Non mi capitava da tanto di bloccarmi e dover fare mente locale per risolvere un enigma, talvolta arrendendomi e tornandoci in un secondo momento, ed è una bella sensazione, ci si sente davvero investigatori alle prese con un enigma.
Il gameplay loop non è complesso, ma è perfetto: scoprire nuove stanze, esplorarle per andare avanti nella casa e per trovare indizi ed enigmi nuovi, metterli insieme per sbloccare aggiunte permanenti o indizi ancora più importanti, ricominciare da capo il giorno dopo forti delle scoperte del giorno precedente.

La meraviglia di fronte a una scoperta inattesa, a un oggetto nascosto o a un passaggio segreto mai notato. Tutte emozioni autentiche e mai forzate, che mi hanno fatto riflettere su cosa davvero sta diventando il videogioco.
Come ho detto già poco fa, è bello che ci sia attenzione per l’accessibilità, ma nei videogiochi devono anche esistere stimoli: noi videogiocatori non siamo appassionati solo di belle storie, belle ambientazioni o grafica all’avanguardia, siamo appassionati di formule di gameplay innovative e intelligenti, capaci di trainare un gioco anche da sole. Blue Prince riesce proprio in questo, ci ricorda da dove proveniamo, per certi versi è un tuffo nel passato a quando nessuno ti diceva come andare avanti, e il protagonista non ti dava indizi dopo pochi secondi facendoti sentire stupido. L’accessibilità non è questo, non è rendere tutto facile, ma dare a tutti gli strumenti necessari e sufficienti per riuscire in qualcosa; sentirsi dare la soluzione dopo qualche decina di secondi rende semplicemente svilente e inutile l’enigma stesso, che nasce per essere una sfida diversa dalla solita bossfight difficile.

Dover appuntare su un taccuino le proprie scoperte non spezza l’esperienza di gioco, anzi: raramente mi sono sentito così immerso, il gioco è stato capace di uscire dallo schermo e arrivare di peso prima sul taccuino, poi ad essere spunto di conversazione, e a rimanere sempre un chiodo fisso in testa, a farmi ragionare su quell’enigma che la sera prima avevo lasciato in sospeso per stanchezza o mancanza di tempo. Questo un po’ mi manca, oggi tutto è spesso iper-guidato e spero che il successo di Blue Prince possa essere non solo il trampolino di lancio per dei nuovi eccellenti sviluppatori, ma una vera e propria lezione di game design per tutti.

Trovo un po’ triste che per trovare spunti interessanti ci si debba rifugiare nel mercato indie o nei giochi di generazioni passate, e, come immagino molti di voi, continuo a sognare un mondo in cui il budget viene speso in maniera oculata e non solo verso la grafica ultra realistica e il marketing, tralasciando ciò che rende il videogioco così diverso da ogni altro medium: l’interattività, le meccaniche, l’immersione.

Detto questo, non posso che consigliare vivamente il titolo a tutti, e sperare che possiate vivere la magnifica esperienza di cui il gioco mi ha permesso di essere protagonista.

About the author

Tommaso Cardia

Nato a Bracciano (Roma) nel 2003, sono cresciuto immerso nel mondo dei videogiochi fin da piccolo, con una forte passione per il giornalismo e il mondo della critica.
Amo la creatività, l'arte, l'impronta autoriale e la libertà, e mi piace spaziare tra tutti i generi videoludici e media artistici.

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