di Marco Restelli
In tanti ormai dicono che il rock è morto, che le band non esistono più e che tutta la musica è soltanto autotune o, peggio ancora, frutto dell’intelligenza artificiale. Beh, non credetegli. Certo, è inutile negare che per un gruppo composto da musicisti che amino la musica vera e suonare dal vivo senza aiuti o aiutini, emergere dall’anonimato è divenuto una vera impresa. Ma se c’è una cosa che SOund36 in tanti anni di sostegno ad artisti (veramente) indipendenti può testimoniare è che, se ci sono il talento, la creatività e la determinazione a non mollare, prima o poi i frutti della semina vengono raccolti.
Basta dare uno sguardo alla lunga lista di concerti già programmati del tour dei Blake Rascals – che, pensate, ad oggi non hanno ancora pubblicato il loro primo album – per confermare la mia premessa. Questa band marchigiana guarda certamente al brit pop come fonte di ispirazione, ma ha scelto un sound piuttosto originale e intenso. Infatti non disdegna sferragliate elettriche che mi hanno ricordato, in alcuni momenti, più i Foo Fighters che non gli Artic Monkeys o i Blur. In breve tempo ha saputo conquistare una propria credibilità artistica con all’attivo il primo singolo Conspiracy of Snakes uscito a giugno di quest’anno. Il brano in effetti è uno di quelli che sa inondare subito con l’energia l’ascoltatore col suo piglio rock, fatto di accelerate inattese e improvvise sterzate. Radiofonico e nello stesso tempo audace. Il Video, in bianco e nero, che accompagna il pezzo travolgente è girato a metà fra una sala d’incisione claustrofobica e una sala da biliardo a evocare chissà, forse proprio quell’alternanza di ritmo nei diversi momenti del brano. Da ascoltare e riascoltare.
In anteprima i Blake Rascals (trio che vede Giuseppe Palumbo, voce e chitarra, nonché autore dei testi, Andrea Marcellini al basso e Simone Raggetti alla batteria) ci hanno regalato l’ascolto anche del loro prossimo singolo Money Maker. Il titolo in qualche modo ricorda il celebre e fortunato album d’esordio dei Black Crows e le impressioni fornite dall’episodio precedente sono tutte confermate in pieno: i ragazzi faranno strada perché hanno la stoffa, suonano senza fronzoli e sparano riff taglienti, senza tuttavia disdegnare un sano gusto nelle melodie a presa rapida.
Fidatevi di noi: sentirete ancora parlare di loro e quanto all’album, statene certi che noi saremo in prima fila per raccontarvelo.
Intervista ai BLAKE RASCALS
A cura di Annalisa Michelangeli
La band Blake Rascals si prepara a partire per un lungo tour che toccherà vari club della Penisola e tre città del Regno Unito: Londra, Sheffield e Brighton. In una precedente intervista presente su SOund36 avevamo parlato di testi, ispirazioni e di cosa rappresentasse per loro la musica, ora vogliamo inaugurare questo sorprendente inizio di live con altre chiacchiere e curiosità.
Cosa sta succedendo, ragazzi?!? Ci eravamo lasciati con una prima intervista su SOund circa cinque mesi fa e ora, boom di date…
Sì, fa un certo effetto anche a noi. Soprattutto considerando che fino all’8 ottobre avevamo solo un singolo fuori. Ora sono due. Eppure le date sono arrivate prima ancora che uscissero altri brani, il che è molto incoraggiante, significa che è stato colto il concept della band: il suono, l’immaginario, l’idea.
Durante questo periodo di tempo come è stata accolta la vostra musica in Italia e all’estero?
In Italia è arrivata immediata, anche con un solo brano fuori. Il fatto che siano arrivate così tante date è già una risposta, il singolo è piaciuto e molti gestori ci hanno contattati direttamente per averci nei loro spazi. All’estero è stato più inaspettato, alcune band di Sheffield grazie ad alcune recensioni online ci hanno notato e ci hanno offerto il loro aiuto con delle serate. È partito tutto da lì. Così abbiamo iniziato a costruire un piccolo giro in UK, fissando Sheffield, Londra e Brighton. È stata la scena e il fatto che abbiano davvero apprezzato la nostra musica a far partire tutto, non le visualizzazioni. Ed è questo che per noi conta davvero.
Cosa porterete sui palchi italiani e in UK?
Portiamo la band così com’è, senza troppi fronzoli, ma con un’identità chiara. Pochi brani, scelti bene, suonati come vanno suonati. Ogni live è un modo per mettere a fuoco il progetto anche per noi. In UK faremo lo stesso. Siamo molto felici d’iniziare le nostre date inglesi a Sheffield, al Sidney & Matilda, a pochi passi dal leggendario The Leadmill. Lì hanno mosso i primi passi band fondamentali per noi, come Milburn e Arctic Monkeys, che hanno influenzato profondamente il nostro sound. Suonare in quella zona, dentro quella storia, ha un significato speciale.
Idee/progetti in cantiere per il prossimo futuro?
Certo. C’è materiale nuovo, ma non vogliamo forzare i tempi. Uscirà qualcosa ad anno nuovo sicuramente, ma con un senso. Per ora ci concentriamo sui live che sono il vero banco di prova.
E se William Blake in persona (perché lo spirito dei Maestri aleggia sempre intorno…) si palesasse a un vostro live, cosa gli direste?
Una volta Pete Doherty e Carl Barât dei Libertines beccarono Liam Gallagher al Dublin Castle di Camden e gli dissero:
“Hey Liam, abbiamo una band… vieni a casa con noi a fare una jam?”
E lui rispose: “No amico, non le faccio queste cose.”
Ecco, pensiamo che Blake non si paleserebbe mai a un nostro concerto, proprio come Liam non si presenta a una jam session.
Da parte mia, consiglio a voi lettori/ascoltatori di andare a sentire dal vivo ciò che avete potuto pre-gustare in quest’intervista. Ogni tanto, facciamocelo un regalo!

