Bastiano è il nome del progetto musicale di Luca Bastianello, bassista di lunga data, ora cantautore e autore dell’album Punti che si uniscono che racchiude otto tracce i cui testi parlano di umane deviazioni e luoghi di distrazione. Un insieme di storie vere o verosimili, istantanee dal reale, inviti al dialogo. Ne abbiamo parlato in quest’intervista.
Puoi raccontarci il tuo percorso musicale e quali sono state le motivazioni che ti hanno portato alla scrittura?
Per me la musica è una grande passione, una compagna di viaggio che mi fa girare la testa. Tutto è iniziato con un libricino “Chitarristi in sole 24 ore” e una chitarra classica con la quale passavo i pomeriggi davanti alla radio, suonando a orecchio. Poi la scoperta del basso elettrico con cui passo anni a suonare con diverse band, molti palchi e grandi soddisfazioni. Il progetto solista nasce con la pandemia, mi sono ricavato una buona fetta di tempo nello scavarmi tronando al primo amore: la chitarra acustica. Così ho messo in ordine un bel po’ di idee che mi frullavano dentro. Ho iniziato questo percorso in solitaria pubblicando un EP qualche anno fa e da lì ho continuato a scrivere perché farlo mi tiene compagnia, mi fa stare bene. Non seguo algoritmi e non sto al passo con le mode, sono solo me stesso e questo mi ha portato a pubblicare un nuovo disco e non vedo l’ora d’iniziare a registrare il prossimo.
Il tuo album “Punti che si uniscono” racchiude riflessioni sulla vita e il rapporto con l’individualità e l’altro. Quali sono e principali tematiche a te care che vorresti arrivassero all’ascoltatore?
Il titolo prende spunto da una manciata di parole presenti in uno degli otto brani racchiusi nell’album. È una metafora che ci porta a cambiare direzione in base alle scelte che prendiamo. Raccoglie in sé un invito al dialogo per avvicinarsi con garbo laddove c’è motivo di confronto. La scelta è dettata dalla necessità di lasciare da parte ogni forma di ripensamento per evitare che quel sassolino nella scarpa diventi pietra. Cerco di avere una visione ampia di quello che mi sta attorno, senza comprenderne a pieno il significato. Per questo scrivo canzoni, per cercare delle risposte ad alcune domande che altrimenti non mi porrei. Quando parlo di storie vere intendo stralci di vita vissuta in prima persona o attraverso gli occhi di quel che mi sta vicino come foto, film, libri o articoli di cronaca.
Qual è stata la genesi del disco?
Il disco ha iniziato a prendere forma circa tre anni fa, quando mi sono accorto che il numero di brani scritti iniziava a salire. È stato registrato grazie all’aiuto di due persone che hanno influenzato parecchio il mio stile. Conosco il batterista Alessandro Lupatin da almeno vent’anni. Con lui ho mosso i primi passi dentro alla musica di insieme e, se vado a tempo, sicuramente lo devo anche a lui. Alberto de Rossi, produttore e chitarrista per Alexia, Mistonocivo, L’Aura, ha seguito tutto il processo di creazione delle mie canzoni fin dal primo EP Stesi sull’asfalto. All’occorrenza anche psicoterapeuta e divulgatore di esperienza, tassello fondamentale. Prima di tutto grandi amici, poi ovviamente ottimi musicisti che hanno saputo dare un fondamentale contributo alla realizzazione del nuovo album.
Futuri live e collaborazioni in vista?
A parlare di live si tocca sempre un tasto dolente perché con le mie forze non riesco a suonare come vorrei. Per supportare l’uscita del disco ho avuto la possibilità di fare solo un paio di live, in genere quando mi si presentano davanti i classici addetti ai lavori succede che vado a perdere la serenità con cui affronto le giornate. L’idea di collaborare con altri artisti mi entusiasma parecchio, potrebbe essere una nuova pagina tutta da scrivere.