Autumn Electric Colors sono Elena Barducci e Alessandro Chiatti, coppia sul palco e nella vita. La loro musica è intrisa di psichedelia e nuove sperimentazioni così da risultare ipnotica all’ascolto e nella performance live. Ne abbiamo parlato qui in una piacevole chiacchierata.
Quando e come nasce il vostro progetto musicale? Da cosa il nome?
Elena: Ufficialmente gli Autumn Electric Colors nascono alla fine del 2019, ma già da tempo avevamo pensato a un progetto che unisse le mie influenze più inglesi e 60’s con la formazione più americana e psichedelica di Alessandro. Stiamo insieme nella vita ormai da 25 anni e abbiamo suonato in passato in varie band, ma mai ci eravamo impegnati a creare musicalmente qualcosa. Dopo aver vissuto in Romagna, siamo tornati nelle Marche, regione natale di Ale e abbiamo unito tutta la nostra strumentazione in una sala prove “casalinga” davvero comoda e ben attrezzata e finalmente abbiamo avuto il tempo per conoscere le nostre diverse potenzialità. Io, nata come cantante/chitarrista, adesso suono la batteria/percussioni in piedi, e Ale si alterna alla chitarra e basso ed è la voce principale del duo. Il nome è nato come gioco di parole, fra le nostre iniziali (A + E) e una strofa di una canzone dei Cream (“So many fantastic colors I feel in wonderland, ….”). Un po’ lungo da ricordare, ma ormai tutti usano l’acronimo AEC.
Quali sono state nel corso del tempo le vostre principali influenze artistiche?
Elena: Il punto di unione e di partenza fra di noi è stato e sempre sarà Syd Barrett: i primi due album dei Pink Floyd con lui e il suo lavoro purtroppo breve da solista hanno cambiato i nostri ascolti e la visione della musica molto prima che ci conoscessimo. Poi grande importanza per Ale, tutto il noise di fine anni ‘80 primi ‘90, dai Sonic Youth, ai Loop e The Telescopes e non dimentichiamo le radici come The Stooges o i più particolari God Machine. Negli ultimi dieci anni ascoltiamo con piacere anche la nuova scena psichedelica, con echi sì del passato, ma cercando di creare qualcosa di più fresco e attuale, come nel caso di Ty Segal, King Gizzard and the Wizard Lizard, Wand, o Pontiak e Goat….. . Nonostante anni di ascolti, continuiamo a essere curiosi, cercando di andare a più concerti possibili.
C’è un pezzo (o più di uno) della vostra produzione cui siete particolarmente legati?
Elena: dell’ultimo album Worm colors uscito ad aprile 2024 per Dolmen Records amo Terminal Suicide, brano molto crudo, con un testo impegnato che parla delle differenze di sesso e le sue ancora molto lontane integrazioni.
Al di là della classificazione di un gruppo, spesso troppo ristretta, in un genere musicale preciso, come definireste la vostra musica usando due aggettivi?
Alessandro: Questa non è una nostra definizione ma di un nostro amico che ci definisce “ipnotici” e “mantrici” e forse questo è il risultato delle nostre esperienze di vita e musicali, essendo una band di solo due elementi cerchiamo di dare un suono abbastanza uniforme e compatto, minimale ma allo stesso tempo strutturato. Dopo tanti anni di esperienza abbiamo cercato di creare una sonorità nostra che ci possa distinguere da altri.
Progetti all’orizzonte?
Alessandro: di solito non facciamo progetti a lungo termine, cerchiamo di vivere e comprendere al meglio per poi adattarlo ai nostri brani. Non abbiamo progetti di registrazioni né di album imminenti, suoniamo e sperimentiamo cose nuove.
Elena: abbiamo una bella sala prove a casa, siamo concentrati a provare e creare nuovi brani e stiamo cercando di organizzare un tour per maggio prossimo, all’estero, finger crossed!