Recensioni

Steff Koeppen and The Articles – Stories You Can’t Tell

Scritto da Carmelo Di Mauro

Non so se gli Stati Uniti stessero aspettando con ansia una nuova Carol King, in ogni caso, pare l’abbiano appena trovata.

Difficile togliersi dalle orecchie la voce di Stephanie Koeppen e sottrarsi al fascino di questo insolito impasto di dolcezza e forza espressiva, di rigore ed emotività, declinato secondo toni e sfumature sorprendenti.
È lei la figura di spicco, appena ventenne, di un progetto musicale nato nel 2009 a Tucson, Arizona, che vede raccolti attorno al suo talento di pianista e songwriter, un gruppo di giovanissimi musicisti di formazione classica.
Si chiamano Steff Koeppen and the Articles e, per quanto la loro casa discografica provi a definirla, in maniera abbastanza riduttiva, “progressive pop”, la loro musica risuona di influenze ben più ampie che vanno dal jazz, alla sperimentazione, alla migliore tradizione del songwriting americano, soprattutto quello al femminile.
Se la sessione ritmica è la più classica, con la batteria di Tom Beech ed il basso di Chris Pierce, mai martellanti, ma sempre briosi, è curioso che la costruzione melodica dei brani sia sempre affidata alle capacità pianistiche di Steff e ad una sessione di archi, due violini, abilmente maneggiati da Alexandra Tuggle e Ruth Hall. Soluzione insolita questa, ma utile a conferire ai brani ancora più fascino ed alle melodie una maggiore ricchezza di suoni e sfumature.
Già sul finire del 2010, con la loro prima pubblicazione omonima, per la River Jones Music, indie label con base Phoenix, Arizona, erano stati notati ed apprezzati per le proprie abilità compositive e per uno stile elegante e brillante, ricco di melodie ariose e sorprendenti.
Sempre per RJM esce, in questi giorni, questo ottimo Stories You Can’t Tell, un disco che, confermando quanto di buono possiamo ascoltare nel loro debutto, permette alla band di compiere un nuovo passo in avanti verso un suono sempre più sicuro e consapevole, la cui complessità melodica nasce non tanto dalla ricerca dell’artificio stilistico, quanto dalla padronanza tecnica dei musicisti e dalle loro abilità nel sapere come si costruisce una canzone.
Il lavoro, in cui i cinque di Tucson passano con naturalezza dalle ballate spigliate e inquiete ad una dimensione più intima, si apre con “Two cities” divertente singolo in cui la band manifesta nel modo migliore quella freschezza espressiva che ne è la cifra principale e prosegue con “Finding” ballata delicata e quasi struggente in cui il pianoforte di Steff prepara il terreno al graduale e puntuale inserimento degli archi.
Stories You Can’t Tell raggiunge poi il proprio culmine con brani quali “Change like that”, dall’incedere trascinante e a tratti convulso, e “Something to show” dal continuo sali e scendi melodico, mentre “Controversy”, marcetta che chiude il lavoro in maniera a dir poco efficace, pare già pronta per le classifiche.
Qualche fortunato avrà, forse, la possibilità di ammirarli al prossimo SXSW festival ad Austin, programmato per la primavera, dove saranno protagonisti su molti degli innumerevoli palchi improvvisati della città texana, insieme ad altre proposte della RJM. Se dal vivo manterranno le promesse, ci sarà da divertirsi e da apprezzare, ammirati, le abilità della nostra Stephanie. Non so se gli Stati Uniti stessero aspettando con ansia una nuova Carol King, in ogni caso, pare l’abbiano appena trovata.

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Carmelo Di Mauro

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