Tutti gli appassionati di musica folk almeno una volta hanno sentito parlare del malinconico songwriter Nick Drake. Questo giovane artista inglese, scomparso prematuramente dopo una lunga depressione, pubblicò nel 1970 il suo secondo LP Bryter Layter, pieno di speranza di ottenere finalmente il meritato successo commerciale, visto il flop del suo disco di esordio Five leaves left. Per cercare di raggiungere il mainstream, la sua casa discografica che credeva fermamente in lui, non badò a spese ed è così che in studio, per accompagnarlo, furono “assoldati” i migliori musicisti dei Fairport Convention – fra i quali il leader nonché chitarrista di talento Richard Thompson – e un certo John Cale dei Velvet Undergorund (che suona diversi strumenti in Fly e Northern sky).
L’album è caratterizzato da uno mood certamente più luminoso e meno triste sia rispetto a quello precedente sia, soprattutto, al successivo e musicalmente scarno capolavoro finale Pink moon.
Il breve pezzo strumentale iniziale Introduction, con la chitarra acustica di Drake accompagnata da archi sognanti, ha una solare melodia che porta per mano l’ascoltatore fino al cambio di ritmo dall’approccio quasi country dell’ancora più radiosa Hazy Jane II.
L’episodio più bello del disco arriva subito dopo con At the chime of the city clock, che ha la capacità di racchiudere in meno di cinque minuti tutto l’estro del suo autore, a metà fra l’inquietudine e l’aspettativa di serenità. Fra gli strumenti sullo sfondo risalta il sax magico di Ray Warleigh che comparirà soltanto nella più jazzata e soul Poor boy.
In generale i testi delle canzoni si caratterizzano per la loro natura poetica ed essenzialmente ermetica, mentre la voce angelica di Nick resterà sempre il veicolo migliore per essere trasmesse alle generazioni che verranno. Chi negli anni ha provato a farne delle cover non ha mai neanche sfiorato la magia degli originali.
Vista la loro portata cinematografica alcuni dei pezzi di Bryter Lyter sono via via finiti in colonne sonore di film e tra questi One of these things first (Garden State) e la bellissima Northern sky (che si può ascoltare in Serendipity insieme a Blue eyed dog, tratto dal suo album postumo Made to love magic).
Come a volte accade a grandi artisti, Nick Drake non raggiunse mai la fama desiderata in vita ma divenne una vera e propria leggenda solo dopo la morte. Noi di Sound36 con questa breve recensione abbiamo voluto rendergli omaggio tirando fuori dal baule impolverato della nostra Soffitta il suo LP meno celebre, ma anche più eterogeneo e sereno della sua breve carriera, che a nostro avviso merita ancora di essere riascoltato.
Nick Drake – Bryter Layter
Come a volte accade a grandi artisti, Nick Drake non raggiunse mai la fama desiderata in vita ma divenne una vera e propria leggenda solo dopo la morte.