Recensioni

John Murry – The Graceless Age

Scritto da Claudio Donatelli

Un folk mistico, intriso di luoghi, visioni e racconti, dove le parole giocano con la crudele realtà. Un disco personale ma che apre le porte della propria camera al Mondo

Quello che viene suonato e cantato in questo bel cd è ciò che il titolo racconta semplicemente in quelle poche parole. Un’epoca senza dolcezza, sicuramente per l’autore, John Murry, sono stati anni ricchi di dolore a causa di perdite di persone e di una dipendenza dalle dalle droghe che lo ha portato ad un passo dalla morte. Tornato indietro dal quel brutto viaggio, il ragazzaccio di Tupelo, Mississipi, che dal 2003 vive in California, ha riportato tutto in canzoni registrate nel 2007 e solo oggi pubblicate.
San Francisco è la città che lo ha accolto, la letteratura e le sue canzoni sono la medicina che medicano le sue ferite. La prima apparizione musicale risale al 2006, una collaborazione con Bob Frank dal titolo World Without End. Oggi il debutto di Murry esce in Europa in una bellissima confezione e con ben 6 canzoni in omaggio.
Il lancio del disco è stato affidato alla canzone California, dedica amorevole per questo luogo magico, ballata psico-folk solare e pazzerella. Little Colored Balloons è la canzone che più di tutte racconta il dolore di questo ragazzo, fantasmi che circondano i suoi pensieri e la droga pronta per scacciarli via. La sua voce ricorda per alcuni passaggi quella del Boss, un cantato solitario dal forte accento del Mississipi. La registrazione è stata curata dallo stesso John e da Tim Mooney (American Music Club), gli arrangiamenti sono scarni, pianoforte e soffuse chitarre, qualche arco ad arricchire il paesaggio.
Il lavoro è un disco totalmente personale, profondo, dove l’autore riesce magistralmente a buttare dentro la propria vita, ma non chiede all’ascoltatore di ficcarcisi dentro. Anzi propone di guardarsi attorno e trovare la propria lettura, il proprio percorso. Un folk mistico, intriso di luoghi, visioni e racconti, dove le parole giocano con la crudele realtà. In Southern Sky l’autore sembra aver trovato pace, salvezza, calore, la via per il sollievo. Un disco personale ma che apre le porte della propria camera al Mondo.

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Claudio Donatelli

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