Recensioni

Cristina Nico – Cristina Nico

Scritto da Claudia Erba

Cristina Nico si erge, come una cattedrale, con tutta la sua urgenza di sconfinamento e di sfondamento

Liminalità e riedificazione dell’identità sembrano succedersi temporalmente in Cristina Nico (Lilith Label/ Orange Home Records, 2022), ultimo-seminale-lavoro della cantautrice; quasi un rito di passaggio, un attraversamento intimamente insurrezionale.
Mercurio viene ancora a cercarmi ed io non ho più paura, anzi sì, una paura grande, una paura buona canta in Hermes Cristina Nico, e non a caso, Mercurio è un dio della soglia, dei viaggi pluridimensionali, sovrintendente delle trasformazioni e dei cambiamenti di stato (Hermes sopravvive, si solidifica alla sua maniera liquida)-dalla veglia al sonno, dalla vita alla morte, dalla terra agli inferi e viceversa- e scandente per Nico il ritorno ad una dimensione fanciullesca.
Viscerale, scarificata, notturna, Nico rivendica il diritto a una dolente introflessione, rifiutandosi, con Vittorini, di suonare il piffero per la rivoluzione (si ascolti, in particolare Il bisogno di essere migliore, dichiarato omaggio sonoro al Seattle’s sound degli anni Novanta).
Nico padroneggia in maniera eccellente un codice espressivo estremamente strutturato e coeso, in grado di tenere insieme in modo autorevole riferimenti a Baudelaire e Rimbaud, climax mistico in dialetto calabro (Anima nigra), foga punk-noise e onirismo bristoliano, accenni di alt-country, cordofonie dalle suggestioni mediterranee.
La cantautrice genovese disegna, mettendoci significativamente la firma, un sentiero alt-rock che guarda al crossover, lastricandolo di lapilli proto-punk, muovendosi con abrasiva autenticità tra rap delle banlieue (ma in Chissene la citazione francese è, in realtà, un breve estratto dalla poesia “Le bateau îvre” di Rimbaud), flusso di coscienza e liturgia free-form à la Patti Smith.
Trait d’union il motivo del Doppelgänger (si osservi anche la copertina del disco, in cui Cristina Nico dialoga con la sua proiezione) significativamente presente nell’intro dell’album: il gospel astrale Double Moon traduce in musica il motivo freudiano dell’Unheimliche; in Omissis torna il doppio perturbante, questa volta messo in connessione con un rapporto sororale; la timbrica di Cristina Nico si fa scura e una sottotraccia bluesy di tonalità più bassa, dalla fascinazione magnetica, replica la voce principale per tutto il brano.
Il folk- western di La sola cosa che c’è dà voce all’Es, all’espressione psichica delle manifestazioni istintive, dei bisogni pulsionali.
E’ lo zampettio del cane di Nico in Dog’s walk a fare da spartiacque, a sancire un cambio di passo verso una semi-pacificazione interiore, che si traduce in brani come La sorgente-che a livello sonoro sembra richiamare i migliori Madame du Bois- Hermes e The idiot not savant, nella New Mex Version.
Una bella versione, quest’ultima, che però, inevitabilmente, nel voluto addolcimento con suggestioni country-blues dei toni lugubri della magistrale alt version, autentica perla del disco proposta poco prima, perde un po’ di sofferenza.
Non c’è traccia di didascalismo in Cristina Nico, l’autrice rilegge in chiave inedita la teoresi psicanalitica (ad esempio identificando, nella complementarità di elemento ctonio e luminosa vitalità il proprio sé più autentico) e fa un particolare impiego della pratica citazionista letteraria e culturale in senso lato: la citazione non solo alleggerisce l’originale del compito di essere exemplum ma spesso lo ribalta, lo decostruisce, si fa atto creativo, reinvenzione. Si ascoltino, a proposito, Les fleurs du bien, Être soi-même=être un autre e Chissene (Rimbaud era un bambino, su quei battelli ebbri tu non salirai più).
Le opere, come nei pozzi artesiani, salgono tanto più alte quanto più a fondo la sofferenza ha scavato il cuore– scriveva Marcel Proust, e Cristina Nico si erge, come una cattedrale, con tutta la sua urgenza di sconfinamento e di sfondamento, con tutta la sorprendente potenza di un’intenzione compositiva unitaria e irradiante, in assoluta controtendenza rispetto alla contemporanea proliferazione di canzonieri omeopatici.

Cristina Nico, Cristina Nico
(Lilith Label/ Orange Home Records, 2022)

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Claudia Erba

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