Recensioni

Colour Moves – A Loose End

Scritto da Claudio Donatelli

Un disco di riscoperta, ma anche di rilancio, A Loose End potrà giocare le sue carte in Italia ma non solo

Non so se si è capito, ma qui a SOund36, anche se sono passati già 7 anni dal nostro primo articolo, ci continuano a piacere le storie che la musica è capace di raccontare.
Quella che 30 anni fa ci hanno raccontato i Colour Moves è una storia che rispetta i valori di onestà, passione, purezza, disincanto, che sono alla base di quasi ogni band di ragazzi che si chiudono in un garage, e danno libero sfogo ai loro sogni.
Dal 1985 al 1986 la band italiana realizza ben 3 demo tape, mentre l’anno seguente pubblica il 7” Trees – Over Falling Skies. Il 1987 li vedrà collaborare in 3 compilation differenti, tra le quali A Tribute To Andy Warhol, proponendo la cover di Venus In Furs.
Dopo molti live però la band ferma la sua attività, come se il progetto con i suoi 5 protagonisti entrassero in una camera criogenica, interrompessero il respiro! Dopo un salto nel futuro i Colour Moves escono da quella stanza, solo lievemente maturati nei visi, riprendono il respiro, imbracciano gli stessi strumenti del tempo, utilizzando le stesse apparecchiature per la registrazione, fedeli alla linea come nessun altro. Nasce così la brillante idea di pubblicare A Loose End da poco uscito in versione Doppio LP per la tedesca Interbang. In tutto 13 canzoni, nel primo disco ci sono alcune canzoni del periodo 1986-87 mai pubblicate, registrate nel 2014 con gli stessi arrangiamenti ma con la sensibilità del momento. Nel secondo LP si trovano invece 6 canzoni pubblicate che arrivano direttamente dagli ’80, tra le quali troviamo proprio Venus In Furs.
Come dicevamo quindi i Colour Moves hanno operato un vero salto nel futuro che li porta a confrontarsi con il moderno mercato musicale che predilige le pubblicazioni mordi e fuggi. Questo non sembra averli spaventati, soprattutto perchè la band mostra in A Loose End una grinta da far venire i brividi, stupiscono soprattutto le tracce registrate nell’ultimo anno, anche se lasciano sentire echi del periodo new wave, mostrano una vena originalissima e personale, segno della grande qualità di questa musica. Le parti strumentali hanno intensità, consapevolezza della bontà del loro lavoro, fiducia in come hanno saputo rappresentare quegli anni e quei sentimenti.
Un disco di riscoperta, ma anche di rilancio, A Loose End potrà giocare le sue carte in Italia ma non solo. Alla chitarra, come allora anche oggi, troviamo il buon Giorgio Ciccarelli, che per molti anni ha lavorato con gli Afterhours.

Claudio Donatelli

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