Recensioni

Bauhaus – The Bela Session

Scritto da Giovanna Musolino

Buon compleanno Bauhaus e a risentirci fra altri quarant’anni!

Prassi vuole che in occasione del proprio compleanno si ricevano doni. C’è però chi (un po’ alla maniera degli Hobbit) per festeggiare il proprio genetliaco, i regali li preferisce elargire. Questo è il caso dei Bauhaus, il mitico gruppo goth rock britannico, che, per celebrare degnamente il proprio quarantesimo compleanno, ha dato alle stampe “The Bela session”. Si tratta della prima sessione di registrazione in studio della band, nata proprio sul finire del 1978, rimasterizzata per l’occasione. Cinque brani, di cui tre inediti, costituiscono una ghiottissima occasione sia per i fan di vecchia data, sia per chi al gruppo è arrivato solo di recente.
Il disco, uscito il 23 novembre, esordisce con la celeberrima, meravigliosa “Bela Lugosi’s dead”, vero e proprio inno della dark generation, dedicato  all’attore di origine ungherese, protagonista di numerosi film horror hollywoodiani e amato da artisti come Tim Burton, che lo ricorda in Ed Wood. Il brano e gli stessi Bauhaus mentre lo eseguono, compaiono anche nel film di Tony Scott Miriam si sveglia a mezzanotte. Basso ossessivo, batteria elettronica in primo piano, cadenzata quasi a simulare l’inesorabile incedere del tempo, sintetizzatore, chitarra inquietante e ripetitiva e su tutto la voce  di Peter Murphy, ora imperiosa ora con l’andamento di una nenia, una voce ipnotica, non scalfita minimamente dalle ingiurie del tempo, che ancora oggi riesce ad ammaliare.
Un personaggio istrionico, con una fisicità e una teatralità degne di un attore shakespeariano, come conferma la sua recentissima,  splendida esibizione al Fabrique di Milano insieme a David J.
Il disco è estremamente vario e testimonia quanto il gruppo, fin dal suo esordio, fosse musicalmente valido e originale. Si passa dalle atmosfere divertenti e inusuali di Some faces, a quelle reggae  di Harry, per tornare alle sonorità  più oscure, tipicamente Bauhaus, di Bite my hip , dove il  ritmo martellante gioca con la voce cupamente cristallina.  Boys  con atmosfere e voce barrettiane, chiude l’EP.
Ci sono musicisti la cui musica ha una data di scadenza oltre la quale l’ascolto diviene fastidioso, se non addirittura impossibile e poi ci sono artisti come i Bauhaus che riescono ancora oggi, dopo quattro decadi, a coinvolgere, appassionare ed esaltare: buon compleanno e a risentirci fra quarant’anni!

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Giovanna Musolino

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