Come nasce il musicista Rigo?
Forse la prima cosa che mi ha avvicinato al concetto di fare musica è stata l’idea di poter riprodurre i suoni, di registrarli. Come un piccolo selvaggio, sono rimasto affascinato dal dono ricevuto per la Comunione: un registratore a cassette, con il microfono, col quale ho imperversato, registrando voci e rumori. Mi sembrava e mi sembra ancora, una vera e propria magia. Da lì al fare musica il passo è stato lungo ma imprescindibile: inizio con la chitarra che all’epoca era comunque un passaggio previsto poi, vuoi per imperizia sullo strumento a sei corde, vuoi per casualità, quando si è trattato di metter su il primo gruppo con altri amici, mancando il bassista, senza sapere bene di cosa si trattava, mi sono offerto io ed è stato un vero e proprio colpo di fulmine. Il basso elettrico è uno strumento che, anche attualmente, nel contesto attuale della musica e nei suoi cambiamenti, è centrale. Ritengo infatti che ci troviamo nell’epoca del ritmo e il basso è lì al centro.
“Buon compleanno Elvis” possiamo dire che è stato una chiave di svolta per la tua carriera?
Assolutamente sì. Buon Compleanno Elvis ha rappresentato la promozione in serie A, se devo trovare un paragone calcistico. Per realizzarlo, grazie alla scelta ostinata di Luciano di avere una band e fare la pre-produzione, ho potuto scegliere di fare solo il musicista. E ‘stato allora che ho aperto la partita iva da musicista ed è divenuto un mestiere.
Di recente abbiamo collaborato insieme, e la cosa che mi è piaciuta tantissimo è il tuo amore per quello che è la difesa della propria terra, una sorta di “guardiamo al futuro”.
Credo che dipenda dal fatto di essere musicista ma soprattutto di essere padre.
La paternità, acclarato che non si impara ma si costruisce giorno per giorno, ti fa capire che la tua visione va condivisa con qualcuno che non è del tutto giusto far diventare il ricettacolo delle tue aspirazioni. Con Angelo, che ha 18 anni, ho capito di dover anche rispettare un amore per la città nella quale è nato e cresciuto, Modena, che mi ha restituito una serie di aspetti che avevo perso per strada.
È nostro dovere assoluto recuperare un orgoglio ed una serie di valori che non sono fardello ma ricchezza di diversità.
I giorni passati insieme a te, mi hanno fatto pensare che sei un vero Rocker, quelli che non mollano mai, quelli che alimentano sempre una speranza.
Ci sono stati giorni difficili, per questo mestiere, negli ultimi anni ancor di più ma, per fortuna, non ci sono stati problemi di salute. Il resto è un costruire la fiducia, anche in me stesso e nel mio mestiere, che non è sempre facile. Non è esattamente ottimismo auto alimentato ma la voglia di essere all’altezza di ciò che mi è stato dato dai miei antenati, di dargli un valore che è dialogo con chi non c’è più fisicamente ma è per assurdo più presente ora di qualche tempo fa.
Il tuo inglese mi piace perché sei rimasto con i piedi per terra, “Water Hole” ne è l’esempio. Vogliamo raccontare i testi di cosa trattano?
Water Hole è l’idea di trovarci attorno all’unica pozza d’acqua della savana e dover forzatamente convivere come fanno leoni e gazzelle, zebre e alligatori, quando devono dissetarsi. L’idea è anche quella di ciò che rappresenta per l’astronomia il Water Hole, che sarebbe la frequenza nella quale una civiltà extra terrestre evoluta utilizzerebbe per comunicare. Quindi si tratta dell’hippie dream, il sogno di essere tutti uguali, una condizione di fiducia nell’uomo.
Come è nato il connubio tra la Banda e Ligabue?
Orgogliosamente, ho contribuito a creare la Banda, essendo io entrato in contatto con Luciano quando stava interrompendo la collaborazione artistica con i Clandestino. Ho infatti ricevuto incarico da Luciano per formare una nuova band sottoponendogli musicisti e così sono arrivati Robby Pellati alla batteria e il bolognese Fede Poggipollini, in un secondo tempo si è pensato di aggiungere Mel Previte e la Banda è nata, una storia di chitarre, basso e batteria, una storia rock.
Ci puoi raccontare il tuo approccio con l’America, cosa ti ha insegnato e cosa non?
L’America è sempre stata di fondamentale ispirazione per la mia crescita culturale, dapprima coi libri della Beat Generation, tra Jack Kerouac e le creazioni poetiche di Allen Ginsberg, così ricche di musica, poi i grandi scrittori del Sud degli Stati Uniti, come Steinbeck e Faulkner, il grande cinema degli anni 70, da Scorsese a Coppola, Cimino e Milius. La musica americana, dal rock and roll al rockabilly, il suono della Sun Records, Elvis Presley e Johnny Cash, il blues, il soul, tutto ha riempito le mie orecchie e mi ha fatto sognare.
Nel tempo la grande musica americana è stata il trampolino di lancio per una ricerca che non è assolutamente approdata a nulla ma si accresce ogni giorno di nuovi spunti. Certo, questa è l’America sana, quella della controcultura, che però, purtroppo, fa a cazzotti letteralmente, con la patria dell’odiato neo liberismo e la mercificazione più assoluta di qualsiasi cosa, anche la musica.
Sto recuperando ora un rapporto con l’America e sto progettando di andare di nuovo negli States a registrare dopo aver evitato di andarci a causa di Trump.
La tua maturità artistica cosa ti ha regalato in tutti questi anni? La musica che ti circonda, cosa ti fa pensare?
Che c’è sempre da imparare, in termini di ritmo, melodia e suono, è come una grande meraviglioso videogioco che non si consuma, non finisce, ma si rinnova ogni giorno.
Continuano a uscire dischi bellissimi, sono solo un pochino più difficili da scovare, per assurdo, ma leggendo e ricercando, le proposte di valore arrivano alle nostre orecchie e ci arricchiscono.
Tu sei uno che usa molto i social e con grandi riscontri. Ho scoperto che tieni anche un blog. Una cosa geniale! Ne vogliamo parlare?
Sono l’uomo sandwich di me stesso…con grandi riscontri direi di no, ma sicuramente, per un musicista pienamente indipendente e lontanissimo dalle logiche di mercato, ho dovuto abituarmi. Mi diverte molto pubblicare video realizzati con il mio telefono, molto cinema verità, registrati spesso nel mio studio, mi piace vedere come posso raggiungere musicisti in angoli lontanissimi del pianeta e ricevere incoraggiamenti. Il blog è un impegno verso il quale non sempre sono adempiente ma mi piace segnalare cose belle che incontro, libri, dischi e concerti.
E poi scopro ancora che hai scritto un “personalissimo libro”: autoscatto in 4/4…
Il mio primo libro! È stata una scommessa vinta con me stesso: ho scritto tantissimo e continuo a farlo, scrivo note, appunti e idee ma non sempre hanno uno scopo. Qualche volta, da quei disordinati notes, qualcosa ha raggiunto la fisicità: è il caso di “Autoscatto in 4/4”, uscito per Damster Editore. Il libro racconta cinque personaggi che sono stati una ispirazione, andando a immaginare cosa è successo dopo un avvenimento vero, romanzando quello che hanno vissuto. Si tratta di Bruce Springsteen, raccontato dopo aver tentato di incontrare Elvis a Memphis dopo un concerto, oppure Bob Dylan, Joe Strummer e Tom Waits. Insieme al libro ho poi voluto allegare un live registrato allo Stones Cafe’ di Vignola, come colonna sonora personale.
Ai nostri lettori vogliamo raccontare i tuoi progetti imminenti e qualche consiglio per non perdere mai la speranza?
Sto ultimando i mixaggi del mio nuovo disco strumentale, diciamo “bassocentrico”, sono sette pezzi che ho realizzato ai Take Away Studios di Modena con il bravissimo Andrea “Pell” Pellicciari alla consolle e alla batteria, io suono tutto il resto, basso elettrico, chitarra acustica ed elettrica, tastiere e drum programming, all’armonica il grande Franco “The Place” Anderlini. Ho già selezionato le canzoni che faranno parte del mio nuovo lavoro da songwriter e credo proprio che tornerò in Wales a registrarlo per non perdere la speranza…accidenti…pensate “alto” e in alto, non in termini di aspirazioni ma “oltre”. La terra è fondamentale ma c’è anche il cielo e noi dobbiamo volare alto. Sempre.
Grazie Rigo per aver concesso un po’ del tuo tempo, grazie di cuore perché ti trovo un Artista veramente speciale.
Il ringraziamento lo faccio io a te, è sempre bello trovare domande interessanti e intelligenti. Un grazie di cuore…